“Fahrenheit 451” di Ray Bradbury


Farenheit 451” di Ray Bradbury è un romanzo che si colloca nel filone della fantascienza distopica, insieme ad altre celebri opere come “Il nuovo mondo” di Huxley e “1984” di Orwell. 

Nasce da un racconto breve dello stesso autore del 1951, “The Fireman”, e viene pubblicato a puntate sulla rivista Playboy nel 1953. In Italia è noto come “Gli anni della Fenice”.

L’autore, attraverso la sua opera, propone una riflessione sul ruolo della lettura e dei mass-media, nonché sul concetto di libertà dell’individuo all’interno di un contesto organizzato come la società.

Il romanzo descrive una società futuristica nella quale una dittatura totalitaria impedisce la lettura e il possesso di libri, considerati un pericoloso strumento di conoscenza e di libertà di pensiero. L’intera popolazione è succube della televisione e dell’apparecchio radio, che ciascuno porta all’orecchio, attraverso cui il Governo diffonde la propria ideologia. Tuttavia, è ancora possibile trovare gruppi sovversivi che nascondono gelosamente libri nelle loro case. Per sedare ogni possibile ribellione, inoltre, è preposto il corpo dei vigili del fuoco, il quale ha il compito di trovare e bruciare tutti i libri esistenti.

Guy Montag, il protagonista, è un pompiere che adora il suo lavoro, per la sensazione controllo che gli trasmette, e vive un’esistenza, a suo dire, piena e soddisfacente. Fino a quando, una sera tornando a casa dal lavoro, incontra la sua nuova vicina di casa, Clarisse, e le sue certezze iniziano a crollare. La ragazza, infatti, ha un modo di intendere l’esistenza ben lontano da quello imposto dal Governo: è una persona libera, le piace dialogare con i propri familiari, fermarsi ad osservare la natura e riflettere, ha smesso di frequentare la scuola e ha scelto di isolarsi dalla società.

È al termine del loro primo incontro, quando Clarisse chiede a Guy se è felice, che inizia ad insinuarsi il dubbio. Il protagonista, infatti, comincia a chiedersi quale sia il senso della sua vita e a provare curiosità per il mondo circostante, prima mai considerato. In una nazione dove il silenzio e i rapporti umani sono ormai banditi, Guy inizia a porsi non poche domande, sempre più bisognose di risposte...

Fahrenheit 451 si colloca nel filone del romanzo distopico di ambientazione fantascientifica per la forte critica alla società del tempo e per la riflessione sul ruolo della cultura e del libero pensiero nella costituzione di una società più giusta ed aperta. Lo scrittore si concentra sul ruolo sempre più penetrante del mass-media, rappresentato dalle televisioni del regime che occupano tre quarti delle pareti di ogni casa. Il potere dell’immagine frivola e ingannevole si oppone a quello dell’immaginazione e dell’originalità, simboleggiato dai libri e dal personaggio di Clarisse.

Nella società distopica descritta dall’autore americano si percepisce il timore palpabile di rimanere in silenzio. Alla riflessione e al dialogo, infatti, si preferisce una passiva assuefazione al rumore assordante alla tecnologia. La passività che traspare, lentamente, congela le comunicazioni, la creatività e la cultura. Il progresso tecnologico è appannaggio esclusivo del potere politico. Chi governa lo fa in modo silenzioso, pigramente si insinua nelle vite private demolendo il sapere e rendendo la popolazione succube dell’ignoranza.

Fahrenheit 451 presenta numerose analogie con 1984 di George Orwell. Tuttavia, malgrado la condivisione dei temi, il romanzo di Bradbury regala quello che 1984 non dà: la fiducia nei confronti della società. La segreta speranza che l’umanità possa imparare dai propri errori. Clarisse, ad esempio, conduce un’esistenza molto lontana dall’ideologia imposta dal Governo. E non è la sola a mettere in dubbio il sistema oppressivo che lo scrittore delinea nel suo romanzo. 

In conclusione, sembra, dunque, che l’opera di Bradbury, nonostante i decenni trascorsi dalla sua pubblicazione, resti sempre fortemente attuale. Credo sia questo il suo punto di forza e la ragione per cui tutti dovremmo leggerlo, ricavandone un’importante lezione: la cultura promuove il progresso. E la tecnologia può atteggiarsi come suo strumento, ma non di più.

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