“Le intermittenze della morte” di José Saramago


E se all’improvviso le leggi della natura cambiassero e più nessuno facesse il passo definitivo nell’aldilà? Un sogno che diventa realtà: vita eterna ai mortali, finalmente liberi dal giogo della punizione per il peccato originale. Tuttavia, non sempre ciò che è tanto auspicato si rivela una benedizione.

«Il giorno seguente non morì nessuno. Il fatto, poiché assolutamente contrario alle norme della vita, causò negli spiriti un enorme turbamento, cosa del tutto giustificata, ci basterà ricordare che non si riscontrava notizia nei quaranta volumi della storia universale, sia pur che si trattasse di un solo caso per campione, che fosse mai occorso un fenomeno simile, che trascorresse un giorno intero, con tutte le sue prodighe ventiquattr’ore, fra diurne e notturne, mattutine e vespertine, senza che fosse intervenuto un decesso per malattia, una caduta mortale, un suicidio condotto a buon fine, niente di niente, zero spaccato

Le intermittenze della morte di José Saramago (Premio Nobel per la Letteratura nel 1998) è un viaggio psichedelico che mostra al lettore le devastanti conseguenze della decisione della morte di prendersi una vacanza, ponendo l’accento sulla esiguità dell’essere umano che, perfino nell’immortalità, riesce a dare prova delle bassezze tipiche che lo contraddistinguono da sempre. 

Lo scrittore portoghese delinea situazioni paradossali e grottesche, descrivendo una società vicina al collasso economico e sociale (senza la morte quale destino avrebbero le agenzie di pompe funebri, le assicurazioni, le pensioni, i politici e i politicanti, la chiesa cattolica?), nella quale prende vita, addirittura, un’organizzazione “maphiosa” (sì, avete letto bene, con la “h”) che imbastisce sottobanco il traffico di chi vorrebbe morire ma non può.

Insomma, la vita senza morte si rivela un incubo!

E accade anche peggio quanto la morte decide di tornare, con la sua falce e il cappuccio nero, innovando il vecchio sistema: niente più decessi improvvisi, ma lettere viola spedite via posta al malcapitato otto giorni prima del trapasso. Che tragedia per i poveri uomini conoscere in anticipo la data della loro fine! 

Ma quando nel nuovo meccanismo qualcosa di inceppa – colpa di una busta viola, destinata ad un semplice violoncellista, che si rifiuta di arrivare a destinazione – alla morte, punta nell’orgoglio, non resta che prendere provvedimenti straordinari per rimediare all’errore. D’altra parte, si sa, la morte non risparmia nessuno!

Le intermittenze della morte è un romanzo che potrebbe essere diviso in due parti, in grado di tenere due registri e due velocità: la prima, che oscilla tra commedia e distopia, è una grande satira del potere e dei meccanismi politici, una critica alle religioni e alla Chiesa, nonché alla società moderna; la seconda, che ha i toni più rarefatti della favola, invece, è una profonda e sagace riflessione sul significato della morte nella nostra società. 

Una morte cui lo scrittore attribuisce un volto, una voce e pensieri autonomi. Una morte che diventa, addirittura, donna quando un uomo qualunque si ostina a non morire. Una morte che non è esente da debolezze: è fragile, malinconica... è umana.

Realmente non c’è nulla di più nudo di uno scheletro” scrive Saramago, eppure la sua morte sembra di poterla toccare. La sua storia suona come una metafora della potenza dell’arte, unica attività umana in grado di esorcizzare – ma non sconfiggere – la morte. Vivere, sembra suggerirci l’autore, è anche saper morire: accettare la morte è accettare la vita.

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