Bollati Boringhieri: le novità di febbraio

Un esordio straordinario che ha scatenato un’asta accesissima in tutto il mondo. Uno stile rapido e innovativo, con lo straordinario ritmo di dialoghi serrati e incalzanti, che ricorda Venivamo tutte per mare di Julie Otsuka. La storia di un amore per caso, una straordinaria capacità di coniugare orrore ed eleganza.

Audrey Magee
Quando tutto sarà finito

Questa è la storia di un «amore per caso», raccontata per dialoghi, su due palcoscenici: la Berlino in guerra e il fronte russo a Stalingrado.  Stalingrado.
Peter Faber è un soldato semplice, un insegnante spedito sul fronte orientale. Katharina Spinell è una ragazza di Berlino, con un lavoro poco attraente e genitori oppressivi. I due si sposano senza essersi mai conosciuti: è un matrimonio di assoluta convenienza, che garantisce a lui una licenza di dieci giorni, a lei una pensione Peter dovesse morire in guerra.
Inaspettatamente, i due ragazzi si innamorano a prima vista, e al momento della separazione si scambiano promesse di fedeltà e di un futuro insieme. Il ricordo dei brevi giorni passati con Katharina e il sogno di una vita familiare al ritorno, sono le uniche cose che permettono a Peter di resistere agli orrori del fronte russo, raccontati nei dettagli, quasi sempre per dialoghi con il gruppetto di commilitoni che lo accompagnerà fino a «quando tutto sarà finito». Anche Katharina, a Berlino, si ripete che «quando tutto sarà finito» riuscirà a crearsi una vita con Peter e il bambino che nel frattempo si accorge di aspettare, e soprattutto a sfuggire al controllo ossessivo di un padre convinto seguace della dottrina nazista: è questo il personaggio che meglio di tutti rappresenta la Germania del tempo, quella della «banalità del male», quella della gente comune che ritiene legittimo impadronirsi delle case degli ebrei deportati, stanare i fuggiaschi e continuare a brindare alla vittoria e a godere dei privilegi conquistati all’interno del regime anche quando la realtà annuncia la sconfitta. Sempre più stanco e disilluso Peter, sempre più ansiosa per il proprio destino e quello del figlio Katharina, continuano a scambiarsi lettere e promesse, fino alla fine della guerra e di ogni speranza, attraverso le vicende spaventose che sconvolgono tutti i cittadini della nazione sconfitta. Le difficili, alterne emozioni dei due ragazzi, e dei loro compagni nel drammatico viaggio, sono rivelate con estrema efficacia dalla forma narrativa che sceglie la Magee: brevi, distaccate descrizioni di gioie e orrori, di ambienti per lo più claustrofobici ed essenziali, e lunghi, incalzanti dialoghi, sempre più aperti e sinceri, sempre più rivelatori del dramma interiore di ciascuno man mano che la sconfitta, della nazione e di ogni individuo, si avvicina. Con le poche, pacate eccezioni di chi rimane moralmente integro nonostante tutto.

Finalista 2014
Baileys Women’s Prize

Audrey Magee lavora da dodici anni come giornalista per, tra altre testate, «The Times», «The Irish Times», «The Observer» e «The Guardian». Ha conseguito un Bachelor of Arts in tedesco e francese all’University College di Dublino e un master di giornalismo al Dublin City College. Vive a Wicklow con il marito e le tre figlie. Quando tutto sarà finito è il suo primo romanzo.

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Israel J.Singer
A oriente del giardino dell’Eden

Mattes Ritter è un venditore ambulante che percorre dal lunedì al venerdì le campagne della Polonia barattando cianfrusaglie con cibo, pelli e qualche spicciolo. Per poi tornare al suo villaggio, alla sua capanna e alla sua famiglia per il Shabbath. La moglie, Sara, è stremata dalle gravidanze e dalle fatiche domestiche. Non ci si stupisce quindi che nella nascita di un figlio maschio, Nachman, Mattes riponga le speranze di una vita, deciso a fare del piccolo un dotto e stimato rabbino. Quando però Nachman viene sedotto da Hannah, e dalla sirena non meno potente del credo socialista, le speranze di Mattes cominciano a svanire. Ancora di più quando la bella, intelligente a avventurosa figlia Sheindel, che lavora come domestica a Varsavia, rimane incinta di un soldato russo, costringendo tutta la famiglia a trasferirsi nella grande città. Dove l’altra figlia, Reisel, incontra un destino ancora peggiore. A Mattes, chiamato a  combattere nella prima guerra mondiale, resta solo un desiderio, che si porta dietro scritto su un pezzetto di carta: alla morte, venire sepolto come un ebreo. Ma anche questa speranza finirà in una fossa comune. Nachman, diventato un agitatore socialista, finirà nelle prigioni polacche, e poi, rilasciato, inseguirà il suo sogno in terra sovietica, accolto a braccia aperte solo del Commissariato del Popolo per gli Affari Interni. Di nuovo arrestato e poi rilasciato con l’aiuto di Daniel, un leader socialista polacco, verrà alla fine espulso dal paradiso sovietico e si troverà a vagare nella terra di nessuno tra il confine russo e quello polacco. Autore di quel bellissimo affresco, indimenticabile per ampiezza di visione e intenti, che è I fratelli Ashkenazi, I.J. Singer offre di nuovo il quadro di una comunità perseguitata, calpestata, ma animata da un fuoco segreto, da un fervore che motiva le azioni di ogni personaggio. Dimostrando ancora una volta una straordinaria conoscenza degli abissi della povertà, e del modo di pensare e agire di uomini prigionieri dei livelli più bassi della comunità ebraica polacca. Implicito nel racconto è il giudizio su chi permette a queste disuguaglianze e ingiustizie di esistere, in modo particolare degli ebrei prosperosi che vivono nello stesso villaggio della poverissima famiglia di Mattes.

Israel Joshua Singer (1893-1944), polacco, fratello maggiore del premio Nobel Isaac Bashevis, esordì nel 1922 con i racconti Perle, in yiddish, e continuò a scrivere in quella lingua anche dopo che si fu trasferito a New York (1933). La raccolta postuma di sue corrispondenze per il quotidiano «Jewish Daily Forward», Da un mondo che non c’è più (1946), costituisce una sorta di autobiografia. I fratelli Ashkenazi, ritenuto universalmente il suo capolavoro, è stato pubblicato da Bollati Boringhieri nel 2011.

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Acclamato da critica e pubblico, l’esordio di un’autrice nominata tra i 5 migliori autori americani sotto i 35 anni dalla National Book Foundation.

Segnalato da «Huffington Post» tra i 30 libri da leggere nel 2014 • Definita da «Interview» uno dei 14 volti del 2014 • Scelto da Barnes and Noble, «Discover Great New Writers» • Selezionato dai librai indipendenti americani per Indies Introduce Debut Authors e Indie Next pick. • Consigliato dal «Telegraph» tra i migliori libri del 2014

«Questo libro susciterà nel lettore una grande nostalgia, non solo dei tempi andati, ma di un’altra epoca del racconto breve. Quando Bernard Malamud, Isaac Bashevis Singer e Grace Paley dominavano la scena del mondo».
National Public Radio

Molly Antopol
Luna di miele con nostalgia
In libreria dal 13 febbraio

Luna di miele con nostalgia è un viaggio di esplorazione nell’anima di personaggi plasmati dalle forze della Storia: dire che un padre assente, già dissidente nella Praga comunista, si spaventa all’idea che la figlia possa svelare i suoi lati peggiori in una pièce teatrale che le è stata commissionata, non rende la ricchezza di contenuti di «L’uomo più silenzioso»; o che in «Luna di miele con nostalgia» il protagonista, innamorato di una emigrata ucraina, si accorge di quanto gli manchi una consapevolezza delle proprie origini proprio durante la luna di miele, non basta a trasmettere il senso di smarrimento che prova anche il lettore. Il talento di Molly Antopol consiste proprio nel comunicare a chi legge questi racconti le emozioni dei vari personaggi, anche quando sono lontanissimi dall’esperienza personale, dal mondo in cui si vive, dai problemi che si affrontano quotidianamente. È raro provare una simile sensazione di risveglio alle cose difficili, spesso orribili del mondo contemporaneo, quelle che si è tentati di dare per scontate: da Israele all’Ucraina, dal maccartismo alle purghe sovietiche, alla seconda guerra mondiale, da Boston a Gerusalemme, da Brooklyn a Los Angeles, l’autrice racconta storie che si leggono avidamente, sospesi nell’attesa. La rivelazione arriva nelle ultime righe, come succede nei racconti della premio Nobel Alice Munro. Il paragone non è esagerato: la Antopol riesce, in racconti brevi ma ricchissimi di trama, veri e propri romanzi in miniatura, a trasmettere concetti non semplici e insieme a suscitare sorpresa ed empatia. Chi legge abitualmente racconti sa che quelli di valore, quelli dei grandi autori, restano in mente a lungo, non diversamente dalle trame dei romanzi più famosi: è quello che succede con questi. Molti scrittori di cultura ebraica sono maestri della forma breve, ma Antopol li eguaglia solo per lo straordinario talento: anche se le ambientazioni e i personaggi appartengono proprio a questa cultura, il modo in cui l’autrice li racconta ha tutta la freschezza della migliore letteratura contemporanea di qualunque origine, credo o cultura.

«Un libro fresco e anticonvenzionale… Molly Antopol è una sicura promessa».
The New York Times

«Bello, divertente, intrepido, squisito nella forma … È chiaro che siamo davanti a una grande narratrice – una scrittrice che sa emozionare, che possiede la profondità intellettuale di Saul Bellow e l’umorismo caustico di Philip Roth. Questo libro non è solo potente e importante: è necessario». Jesmyn Ward, vincitrice del National Book Award per Salvage the Bones

«Luna di miele con nostalgia è destinato a diventare l’evento di quest’anno … la ricchezza e la portata storica dei racconti di Antopol fanno di ogni storia un breve, denso, romanzo».
The Esquire

«In una parola: wow!»
New York Journal of Books

«Intelligenti e caustici, i racconti della Antopol ti conquistano all’istante».
The Library Journal

«Una scrittura convincente e di grande empatia».
San Francisco Chronicle

«A volte malinconici, spesso divertenti e sempre avvincenti, questi racconti sono una delizia».
The Guardian

«Se desiderate vivere una completa esperienza emotiva in meno di venti pagine, non cercate oltre». Harper’s Bazaar

Molly Antopol insegna scrittura creativa alla Stanford University. Ha di recente ricevuto una Wallace Stegner Fellowship e il premio della National Book Foundation 5 Under 35. Vive a San Francisco e sta lavorando al suo primo romanzo,The After Party.

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