J.D. Salinger
Joanna Rafokk
Libri
“Un anno con Salinger” di Joanna Rakoff
Con tutto il rispetto per la signora Joanna Rakoff, del suo anno con Salinger ci interessava più che altro Salinger, non lei, sebbene si tratti di una quarantaduenne dotata di un certo fascino, estetico e intellettuale. Ci interessava Salinger perché volevamo sapere se anche con una luminosa ragazza mora con una selva di capelli neri e un sorriso da copertina di Vanity Fair (la Joanna del fatidico anno, inverno 1996-inverno 1997), lo Scorbutico per eccellenza è stato scorbutico. La risposta, ovviamente, è «no», altrimenti non potremmo leggere questo Un anno con Salinger che è, tutto sommato, una storia d'amore fra la suddetta luminosa ragazza mora-fascinosa quarantaduenne e la Letteratura. Ma non, sia ben chiaro, con l'industria editoriale.
Un anno con Salinger, Joanna Rakoff
Neri Pozza, 2015
pp. 288 - € 17,00
Ha 23 anni, Joanna, quando trova il suo primo impiego, all'Agenzia newyorkese che cura, fra i tanti, gli interessi di «Jerry». Lo chiamano così la capa, il redattore anziano, il redattore giovane, le impiegate con tanti sogni nel cassetto sotto forma di racconti o poesie: «Jerry», un nome che già suona per nulla Scorbutico. Sulle prime la nostra eroina, tutta presa dal pensiero e dal senso di colpa per un fidanzato lontano, da una storia nel frattempo avviata con un altro, da una coinquilina bulimica e piagnucolosa, da un padre che le fa notare come diciottomila dollari l'anno sia una paga da fame e via lamentando, accetta di buon grado la più umile delle mansioni: battere a macchina le lettere della capa aiutandosi (si fa per dire, un aggeggio del genere lei non l'ha mai visto) con un dittafono. Presto però passa alla corrispondenza dei salingeriani, le migliaia e migliaia di lettori vedovi dell'eremita di Cornish che a lui si rivolgono chiedendo questo e quello, e fra il «quello» c'è che torni a scrivere. Si tratta di leggere le missive di presunti commilitoni, di ragazzini che scrivono in holdenese, di casalinghe disperate, di impiegati tristi, di fanciulle che, a fine millennio, ragionano come le loro nonne nell'immediato dopoguerra. L'Agenzia ha pronta una risposta standard prestampata e uguale per tutti che più o meno suona così: gentile X, grazie per la sua lettera, ma il signor Salinger non può rispondervi (sott'inteso: non rompete più le palle con le vostre fisime).
Ma secondo voi una luminosa ragazza mora con gli occhi da cerbiatta, facile alla commozione e alla condivisione del dolore, si accontenta di fare la buttafuori editoriale? Certo che no. Infatti, di nascosto dalla capa, la quale a un certo punto è colpita da un grave lutto, la morte del suo compagno, e un po' si ammorbidisce, Joanna si dedica alla posta del cuore dello Scorbutico, anche se, naturalmente, parlando in prima persona e firmandosi con il suo nome e cognome. Tanto loro, i salingeriani, non sono a conoscenza del suo grave handicap: non ha, horribile dictu , mai letto una riga di Salinger. Ebbene sì, è una lettrice forte, fortissima, direbbero al Salone di Torino, ma non ha mai letto Salinger. Infatti a un certo punto rompe gli indugi e in un week end si legge tutto Salinger. In effetti, non ci vuole molto.
“… adesso capivo perché i fan gli scrivevano, e non solo gli scrivevano ma si confidavano con lui, con tanta urgenza, con tanta empatia e compassione, confessandosi letteralmente. Perché quando si legge un racconto di Salinger la sensazione non è tanto quella di leggere un racconto, quanto di avere Salinger in persona che ti sussurra le sue storie all’orecchio. Il mondo che crea è al tempo stesso palpabilmente reale e spaventosamente intensificato, come se girasse per il mondo con le terminazioni nervose scoperte… Perciò, ovviamente, i lettori provavano l’insopprimibile desiderio di scrivergli a loro volta. Di dirgli: questo è il punto dove mi fa male o qui è dove mi ha fatto stare meglio.”
Direte: «ma insomma, questo Salinger arriva o no?». Ce lo siamo chiesto anche noi, fino a pagina 92. Poi, a pagina 93... «Quante volte mi avevano detto che Salinger non telefonava, non avrebbe mai telefonato, e che non avrei avuto alcun contatto con lui? Più di quante ne potessi contare». Invece eccola, la prima delle telefonate fra Joanna e «Jerry». Ne seguiranno altre quattro. Più un incontro: «Un pomeriggio ventoso di novembre, un uomo alto e magro attraversò lentamente il reparto contabilità...».
Il Salinger conosciuto da Joanna, e da noi tramite lei, non ha nulla dello Scorbutico passato alla storia. Apprezza il fatto che la sua interlocutrice scriva versi la mattina sul presto, si preoccupa che in ufficio vada tutto bene, se non trova la capa dice «non importa, richiamerò», fa tenerezza perché, sordo come una campana, si rifiuta di usare l'amplificatore che gli hanno costruito appositamente e alla cornetta urla come un bovaro, chiamando Joanna «Suzanne». L'unica cosa che lo irrita è un piccolo, microscopico editore, Roger Lathbury, il quale s'è messo in testa di pubblicare in un volumetto il racconto Hapworth 16, 1924, uscito nel '65 sul New Yorker . Ci sono problemi sulla copertina, sulla marginatura che dev'essere larga altrimenti le pagine sono troppo poche e il titolo non può stare in orizzontale sul dorso... Ma poi lo invita a pranzo, quell'omino fastidioso, e paga lui.
Molti sostengono che Il giovane Holden sia un romanzo di formazione. Più semplicemente, forse, è l'unico romanzo scritto da Salinger. Una volta domandarono a Francis Bacon, il pittore, perché nei suoi quadri mettesse sempre una persona sola. «Perché dopo aver dipinto una persona sono già stanco», rispose. Può essere che anche Salinger si fosse stancato di Holden. Invece Joanna Rakoff non si stanca mai del suo «Jerry». Grazie a lui ha capito che la Letteratura non è altro che prendere un foglio, una penna e mettersi a scrivere, «se proprio volete saperlo».
Un anno con Salinger, Joanna Rakoff
Neri Pozza, 2015
pp. 288 - € 17,00
Fonte: Il Giornale.it
Nessun commento