Ian McEwan
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“Cani Neri” di Ian McEwan
“Ero in Francia con un amico” racconta lo scrittore inglese Ian McEwan a proposito della sua opera “Cani Neri” e dell’evento realmente accaduto che gli ha ispirato titolo e trama. “Da cinque giorni camminavo per la campagna. Stavamo percorrendo un sentiero veramente desolato, il villaggio più vicino era a venti chilometri, e all’improvviso ci siamo trovati davanti due enormi cani neri. Non c’era anima viva attorno a noi, né case né strade, nessun contesto a cui quei cani neri potessero appartenere. Non ci attaccarono, stavano lì e basta, giganteschi e inspiegabili”. McEwan e l’amico, John Cook, a cui è dedicato il libro, fecero un giro molto largo per evitare quei cani enormi, ma quelli, così com’erano apparsi, d’improvviso svanirono.
Sono semplici cani randagi, inselvatichiti e resi aggressivi dalla fame, oppure creature metafisiche, allegorie del Male, i due grossi cani neri da cui June viene aggredita, mentre percorre un sentiero lungo le Gole della Vis, nel sud della Francia, in un afoso pomeriggio estivo del 1946?
Intorno a questo interrogativo, destinato a rimanere senza risposta, ruotano le vite di June e Bernard, protagonisti del romanzo di McEwan, che procedono parallele ma divise, e la cui storia viene raccontata da Jeremy, genero della coppia, orfano e in cerca di una famiglia di riferimento. Famiglia che troverà, dapprima, in quelle dei compagni di scuola e, poi, nei genitori della moglie, June e Bernard appunto.
Quando June e Bernard si sono conosciuti e scelti erano molto giovani, hanno condiviso con grande entusiasmo gli ideali della Resistenza e del marxismo, nonché sogni e desideri, come quello di un figlio, ma poi hanno intrapreso strade diverse, senza mai smettere di costituire, l’uno per l’altra, l’unico amore possibile, l’eterno punto di riferimento, nel bene e nel male, per quarant’anni.
Per June l’improvvisa illuminazione, l’epifania, coincide proprio con l’incontro con quei due cani giganteschi, intesi come l’incarnazione di tutte le paure che da tempo la tormentavano. La presenza di quelle bestie e l’aggressione rappresentano il momento della sua scoperta di sé stessa, prima che del divino. Quell’episodio segna il punto di svolta, dopo il quale niente è più come prima, e Bernard, rimasto fedele ai propri ideali, non può che lasciarsi abbandonare o abbandonarla.
McEwan nella sua opera, attraverso la voce di Jeremy, contrappone le due visioni: quella spirituale di June, volta alla ricerca del significato dell’esistenza e del suo scopo finale, e quella di Bernard, razionale e scientifica, talmente fedele all'idea da non essere in grado di abbandonare la militanza, anche dopo l’insuccesso del comunismo applicato. Il narratore, Jeremy, oscilla tra le due opposte visioni, con la perenne idea che una soltanto non sia sufficiente a spiegare tutto e che ad entrambe manchi qualcosa.
Una conciliazione sembra impossibile, e l’amore non basta dal momento che June e Bernard, nonostante tutto, non hanno mai smesso di amarsi. Entrambi sono sopraffatti dal dolore per il fallimento del loro amore, per non essere stati in grado di parlarsi e di restare insieme. “Non abbiamo saputo mettere da parte l’amore, ma nemmeno piegarci al suo potere” confida June, in punto di morte, a Jeremy.
A Berlino, durante i festeggiamenti dell’89 per la caduta del Muro, Bernard viene aggredito da un gruppo di naziskin per aver difeso uno strano tizio con una bandiera rossa. Viene salvato da una ragazza - una sconosciuta incrociata poco prima e notata da Bernard stesso per una certa somiglianza con June, morta due anni prima – che, come un angelo vendicatore, scaccia i ragazzi. Bernard, però, non ha interesse a trovare un significato simbolico, nonostante poco prima fosse stato proprio lui a confidare a Jeremy di aver atteso “un segno” da June, nei primi mesi dopo la sua morte, e di aver continuato, poi, ad osservare le ragazze, cercando in loro qualcosa che le ricordasse la moglie. È proprio con la scelta di Bernard, di liquidare il fatto come una mera coincidenza, che l’autore sembra far pendere la bilancia in favore della visione di June, poiché la caparbia negazione dell’uomo appare eccessiva. La somiglianza della ragazza a June, l’attesa di un segno, l’aggressione e il salvataggio ad opera proprio di quella ragazza fanno sorgere il dubbio e mettono in crisi l’ateismo del lettore.
Altri episodi sembrano confermare la posizione di June: Jeremy, al buio nella casa in cui lei ha vissuto, una fattoria acquistata proprio poco dopo l’episodio dei cani neri, a poca distanza dalle Gole, avverte la sua presenza tanto da esserne inquietato e cercare un fiammifero invece di riattivare l’interruttore generale alla cieca, scongiurando così l’incontro con uno scorpione, una giovane June incinta teme che l’uccisione di una libellula possa causare una punizione al bambino, e la piccola Jenny, in effetti, nasce con un sesto dito; tutto questo mentre la fede cieca di Bernard nella scienza sembrano essere messe a dura prova dai fatti. Chi non sarebbe pronto a vedervi dei “segni”?
Due protagonisti, due visioni della vita opposte. La storia, specchio dilatato della vita umana, porta con sé il Male e il Bene, la Rivoluzione e l’involuzione, la pace e la guerra. I cani neri sono segnali pulsanti del confronto tra i due poli. Sta al lettore scegliere se attribuirne un significato o accettarli come realtà tangibile. La scelta può modificare la visione della storia. L’amore che ha unito e che continua ad unire, anche dopo la morte, June e Bernard si completa solo quando si hanno le tre versioni, eppure rimane in un certo senso sospeso, far per sì che sia il lettore a trarne le sue conclusioni.
“Non so dire se la nostra civiltà che ormai si affaccia alla fine di questo millennio soffra più per una mancanza o per un eccesso di fede, se siano stati individui come Bernard e June a ridurci così, o non piuttosto tipi come me”.
Sono semplici cani randagi, inselvatichiti e resi aggressivi dalla fame, oppure creature metafisiche, allegorie del Male, i due grossi cani neri da cui June viene aggredita, mentre percorre un sentiero lungo le Gole della Vis, nel sud della Francia, in un afoso pomeriggio estivo del 1946?
Intorno a questo interrogativo, destinato a rimanere senza risposta, ruotano le vite di June e Bernard, protagonisti del romanzo di McEwan, che procedono parallele ma divise, e la cui storia viene raccontata da Jeremy, genero della coppia, orfano e in cerca di una famiglia di riferimento. Famiglia che troverà, dapprima, in quelle dei compagni di scuola e, poi, nei genitori della moglie, June e Bernard appunto.
Quando June e Bernard si sono conosciuti e scelti erano molto giovani, hanno condiviso con grande entusiasmo gli ideali della Resistenza e del marxismo, nonché sogni e desideri, come quello di un figlio, ma poi hanno intrapreso strade diverse, senza mai smettere di costituire, l’uno per l’altra, l’unico amore possibile, l’eterno punto di riferimento, nel bene e nel male, per quarant’anni.
Per June l’improvvisa illuminazione, l’epifania, coincide proprio con l’incontro con quei due cani giganteschi, intesi come l’incarnazione di tutte le paure che da tempo la tormentavano. La presenza di quelle bestie e l’aggressione rappresentano il momento della sua scoperta di sé stessa, prima che del divino. Quell’episodio segna il punto di svolta, dopo il quale niente è più come prima, e Bernard, rimasto fedele ai propri ideali, non può che lasciarsi abbandonare o abbandonarla.
McEwan nella sua opera, attraverso la voce di Jeremy, contrappone le due visioni: quella spirituale di June, volta alla ricerca del significato dell’esistenza e del suo scopo finale, e quella di Bernard, razionale e scientifica, talmente fedele all'idea da non essere in grado di abbandonare la militanza, anche dopo l’insuccesso del comunismo applicato. Il narratore, Jeremy, oscilla tra le due opposte visioni, con la perenne idea che una soltanto non sia sufficiente a spiegare tutto e che ad entrambe manchi qualcosa.
Una conciliazione sembra impossibile, e l’amore non basta dal momento che June e Bernard, nonostante tutto, non hanno mai smesso di amarsi. Entrambi sono sopraffatti dal dolore per il fallimento del loro amore, per non essere stati in grado di parlarsi e di restare insieme. “Non abbiamo saputo mettere da parte l’amore, ma nemmeno piegarci al suo potere” confida June, in punto di morte, a Jeremy.
A Berlino, durante i festeggiamenti dell’89 per la caduta del Muro, Bernard viene aggredito da un gruppo di naziskin per aver difeso uno strano tizio con una bandiera rossa. Viene salvato da una ragazza - una sconosciuta incrociata poco prima e notata da Bernard stesso per una certa somiglianza con June, morta due anni prima – che, come un angelo vendicatore, scaccia i ragazzi. Bernard, però, non ha interesse a trovare un significato simbolico, nonostante poco prima fosse stato proprio lui a confidare a Jeremy di aver atteso “un segno” da June, nei primi mesi dopo la sua morte, e di aver continuato, poi, ad osservare le ragazze, cercando in loro qualcosa che le ricordasse la moglie. È proprio con la scelta di Bernard, di liquidare il fatto come una mera coincidenza, che l’autore sembra far pendere la bilancia in favore della visione di June, poiché la caparbia negazione dell’uomo appare eccessiva. La somiglianza della ragazza a June, l’attesa di un segno, l’aggressione e il salvataggio ad opera proprio di quella ragazza fanno sorgere il dubbio e mettono in crisi l’ateismo del lettore.
Altri episodi sembrano confermare la posizione di June: Jeremy, al buio nella casa in cui lei ha vissuto, una fattoria acquistata proprio poco dopo l’episodio dei cani neri, a poca distanza dalle Gole, avverte la sua presenza tanto da esserne inquietato e cercare un fiammifero invece di riattivare l’interruttore generale alla cieca, scongiurando così l’incontro con uno scorpione, una giovane June incinta teme che l’uccisione di una libellula possa causare una punizione al bambino, e la piccola Jenny, in effetti, nasce con un sesto dito; tutto questo mentre la fede cieca di Bernard nella scienza sembrano essere messe a dura prova dai fatti. Chi non sarebbe pronto a vedervi dei “segni”?
Due protagonisti, due visioni della vita opposte. La storia, specchio dilatato della vita umana, porta con sé il Male e il Bene, la Rivoluzione e l’involuzione, la pace e la guerra. I cani neri sono segnali pulsanti del confronto tra i due poli. Sta al lettore scegliere se attribuirne un significato o accettarli come realtà tangibile. La scelta può modificare la visione della storia. L’amore che ha unito e che continua ad unire, anche dopo la morte, June e Bernard si completa solo quando si hanno le tre versioni, eppure rimane in un certo senso sospeso, far per sì che sia il lettore a trarne le sue conclusioni.
“Non so dire se la nostra civiltà che ormai si affaccia alla fine di questo millennio soffra più per una mancanza o per un eccesso di fede, se siano stati individui come Bernard e June a ridurci così, o non piuttosto tipi come me”.
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