“Niente” di Janne Teller


Niente di Janne Teller è un romanzo che cerca di rispondere a quello che può essere considerato l’interrogativo di sempre, quello che l’uomo si pone fin dagli albori: il senso della vita, il significato della propria esistenza sulla terra. Interrogativo che esplode in tutta la sua veemenza, in particolare, nel passaggio dall’età adolescenziale a quella adulta.

Il libro ha riscosso diversi premi e grande successo di critica ma ha anche suscitato forti polemiche per la durezza, la violenza, l’immoralità che caratterizzano i suoi personaggi. È stato, infatti, oggetto di censure, proibizioni, proteste di scuole e di famiglie.

La Teller racconta la storia di un gruppo di 14enni che può essere considerato una versione aggiornata de Il signore delle mosche di Golding per l’abilità di mettere in luce il lato oscuro dell’adolescenza, o una sorta di Fight Club di Palahniuk ambientato alle scuole medie per il sociologico e surreale cinismo.

Tutto inizia quando Pierre Anthon dichiara il suo ritiro dal mondo e, come il Barone Rampante, sale su un albero di susine, poiché ha scoperto che “non c’è niente che abbia senso, perciò non vale la pena far niente”.

La decisione di lasciare ogni cosa, però, non piace ai suoi compagni di classe, i quali vorrebbero che scendesse dall’albero e, soprattutto, che stesse zitto. La loro reazione è un misto di autodifesa e di mutuo soccorso. Iniziano ad interrogarsi sul significato delle cose e, in particolare, sul modo migliore per dimostrare l’esistenza di tale significato – che non viene minimamente messo in discussione dalla classe, poiché tutti condividono l’idea di diventare “qualcosa, qualcuno”. 

Da qui nasce l’idea della “catasta del significato”: decidono di mettere insieme testimonianze, simboli che abbiano senso e valore, costringendosi a sacrificare ciò che hanno di più prezioso, partendo dal presupposto che il simbolo donato acquista più tanto più valore quanto è più doloro perderlo. Si innesca così un gioco al massacro, un meccanismo perverso e crudele che parte dalla rinuncia a scarpe col tacco e biciclette e giunge alla profanazione di tombe, all’uccisione di animali, alla perdita della verginità e alla mutilazione fisica. 

In questo contesto gli adulti appaiono come figure opache e anonime, prive di autorevolezza. La classe si chiude al resto del mondo, diventando come una setta, poiché manca la fiducia nella possibilità della comunicazione.

Quello che fa la Teller col suo romanzo è descrivere, in modo certamente estremo, il delicato passaggio dall’adolescenza all’età adulta con tutte le sue complicazioni e la sua perdita di certezze e punti di riferimento - passaggio rappresentato dall’improvvisa folgorazione di Pierre Anthon.

Niente è senza dubbio un libro che sconvolge e scandalizza, non solo per la sua violenza (che mette alla prova anche i più forti di stomaco), ma anche, e soprattutto, per la sua capacità di mettere in luce la fragilità dell’essere umano e di tutto ciò che si è faticosamente costruito. In fondo, c’è un po’ di Pierre Anthon in ognuno di noi.

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