I PREFERITI DEL MESE | APRILE


Lo so, ultimamente con i preferiti non riesco proprio ad essere puntuale. Ma tant’è…
Questo mese, poi, Stefania non ha potuto registrare i suoi preferiti e, da orfana della mia leale amica, non me la sono sentita di girare un video. Ecco perché per il mese di aprile vi propongo i miei preferiti per iscritto, parlandovi soltanto di tre categorie: libro, film e telefilm. Buona lettura!

LIBRO

Dei romanzi letti nel mese di aprile quello che mi ha più emozionata, e che difficilmente riuscirò a dimenticare, è La moglie dell’uomo che viaggiava nel tempo di Audrey Niffeneger. Una storia diversa dalle altre, difficile riassumerne la trama, che è riuscita a tenermi avvinta fino alla fine. Dire che Henry, il protagonista, è il primo uomo affetto da cronoalterazione, uno strano disturbo per cui, a trentasei anni, comincia a viaggiare nel tempo, e che Clare lo conosce all’età di sei anni e lo ama per il resto della sua vita è riduttivo, ma in fondo è questo che racconta la Niffeneger: una potente e immensa storia d’amore.

Il povero Henry, spesso e senza preavviso, sparisce per ritrovarsi catapultato nel suo passato o nel suo futuro, obbligato a rivivere i momenti più cruciali della sua esistenza. Si ritrova nudo, ogni volta, ed è costretto a ricorrere a mille espedienti per riuscire a cavarsela. Clare se lo ritrova davanti per la prima volta nel prato di casa sua all’età di sei anni, lui ne ha quasi quaranta, e crede immediatamente alla storia dei viaggi nel tempo. E continua ad incontrarlo nelle situazioni più bizzarre (ferito, sbronzo, ammanettato) e con un’età sempre diversa. Se ne innamora subito, e fa in modo che le loro strade si incrocino nel presente di entrambi, dove li separa una differenza d’età di soli otto anni.

Una storia incantevole e profonda, una scrittura fluida e piacevole, e una costruzione della trama ben congegnata per merito della quale ogni evento o situazione che può apparire insignificante, poco dopo si carica di significato e si inserisce nel puzzle di questa imperdibile storia d’amore tra un uomo che viaggia nel tempo e una donna dal cuore grande.

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La moglie dell'uomo che viaggiava nel tempo, Audrey Niffeneger

FILM  

Nel mese di aprile ho visto parecchi film, ma l’unico che merita di essere ricordato è “Il diritto di contare” di Theodore Melfi, che racconta la storia vera di Katherine Johnson, Dorothy Vaughn e Mary Jackson, tre brillanti scienziate afroamericane che, nel 1961, sfidando razzismo e sessismo, diedero un rilevante contributo ad una delle più grandi operazioni della storia della NASA: la spedizione in orbita dell’astronauta John Glenn, evento che ribaltò la Corsa allo Spazio.

Il film è basato sul romanzo “Hidden Figures: The Story of the African-American Women Who Helped Win the Space Race” di Margot Lee Shetterly – pubblicato in Italia da HarperCollins.

La pellicola non ha grandi pretese, ma racconta bene, in modo semplice e diretto, senza retorica né melassa sentimentale, tre storie personali, inserendole in questioni più grandi, come la corsa allo Spazio e la questione razziale negli Stati Uniti degli anni Sessanta.

La ricostruzione degli aspetti scientifici è accurata, mentre l’aderenza ai fatti storici viene parzialmente trascurata per esigenze sceniche. Gli sceneggiatori, infatti, hanno scelto di porre l’accento sulle difficoltà e gli ostacoli delle protagoniste allo scopo di dare più risalto al loro coraggio e alla loro tenacia, a discapito dell’accuratezza storica. Tali libertà narrative, inconcepibili in un documentario, sono però perfettamente comprensibili in un film come questo, e anzi ne costituiscono uno dei punti cardine. In tal modo, l’impatto emotivo della storia è indubbiamente più forte e il film riesce, in sole due ore, a trasmettere tutta la sofferenza e la tensione dietro decenni di segregazione razziale. Per questi motivi, Il diritto di contare è sicuramente un film riuscito, capace di rendere alla perfezione l’atmosfera di un periodo storico estremamente complesso, in cui le tensioni politiche della guerra fredda si intrecciano con le speranze della corsa allo spazio, e la stupidità del razzismo non può che fare un passo indietro dinanzi al genio di tre donne eccezionali.

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Il diritto di contare - Blu-Ray 

Il diritto di contare - DVD

Il diritto di contare, Margot Lee Shetterly - LIBRO

TELEFILM

La serie tv che, nel mese di aprile, mi ha letteralmente ossessionata e tenuta incollata allo schermo è indubbiamente “Tredici”, trasposizione in serie dell’omonimo romanzo di Jay Asher.

Si tratta di un  thriller psicologico che affronta temi complessi, come il suicidio adolescenziale e il bullismo nelle scuole.

Hanna Baker, diciassette anni, occhi blu e animo sensibile, si toglie la vita. Qualche giorno dopo, Clay Jensen, da sempre innamorato di lei, sulle scale di casa trova un pacco contenente sette audiocassette registrate da Hannah, attraverso le quali la ragazza spiega i tredici motivi che l’hanno portata al suicidio. Ogni motivo ha il nome di un amico, di un compagno di classe, di qualcuno che appartiene alla scuola. Clay potrebbe essere uno di loro.

La serie racconta, senza pregiudizi e falsi moralismi, la spietata verità dell'universo adolescenziale: sbatte in faccia allo spettatore una tragica realtà fatta di solitudine, bullismo, alcol, depressione, stupri destinati a restare impuniti. Fatta dell’agghiacciante silenzio degli adulti, sempre troppo indaffarati, incapaci di ascoltare veramente, i più colpevoli di tutti.

Nonostante l’allarmismo degli esperti in materia che parlano di “pericolo di emulazione”, credo che la serie andrebbe mostrata obbligatoriamente nelle scuole, e guardata insieme, da genitori e figli. È necessario che se ne parli. E pure tanto.

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Tredici, Jay Asher

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