Tutti pazzi per Jonathan Coe!


Jonathan Coe, autore inglese contemporaneo tra i più amati in Italia, è tornato da poco in libreria con Numero 11, il suo undicesimo romanzo, appunto, pubblicato a quasi trent’anni dal suo esordio in patria e a ventuno dall’edizione italiana della Famiglia Winshaw. Undici romanzi nei quali la storia recente della Gran Bretagna fa da cornice alle vicende dei personaggi.

Le mie opere non sono poi tanto separate tra loro, piuttosto sono dei capitoli di un solo grosso lavoro che si evolve nel tempo”.

Prima d’ora, per qualche folle motivo, non avevo mai letto nulla di Jonathan Coe. Poi, qualche settimana fa, la Feltrinelli della mia città gli ha dedicato un intero scaffale, e da lì mi sono ritrovata a leggere di seguito tre dei suoi romanzi.

Il titolo che ha subito attirato la mia attenzione è La pioggia prima che cada, immaginifico ed evocativo, suggerisce un particolare stato d’animo, di attesa e trepidazione, di calma perfetta prima del cambiamento.

In molti sostengono che questo romanzo di Coe non sia all’altezza dei suoi precedenti. Non sono affatto d’accordo, poichè l’ho trovato intenso e coinvolgente.

L’aspetto che mi ha più colpito è stato l’espediente narrativo utilizzato dall’autore per raccontare la storia di una vita, anzi di tante esistente che si intrecciano tra loro, attraverso l’utilizzo di 20 fotografie. In particolare, la protagonista ormai 70enne, attraverso la sua voce incisa in alcune vecchie audiocassette, narra la storia della sua vita, mediante la descrizione minuziosa di 20 istantanee. Lo fa per rivelare a Imogen, una ragazza a cui è molto legata per i motivi che scoprirete solo leggendo il romanzo, le sue origini.

Altra caratteristica interessante del romanzo è che si tratta di una storia interamente al femminile, gli uomini appaiono solo di contorno, comparse fugaci. Femminili sono tutti i personaggi principali, le atmosfere, le riflessioni, gli stati d’animo. C’è così tanto di femminile che sembra incredibile che a scrivere questa storia sia stato un uomo.

Al centro di tutto l’amore: quello eterosessuale, omosessuale, tra madri e figli, quello mancato, quello straripante e quello troppo a lungo negato. E l’amore che muove i fili di questa storia. I temi affrontati sono tanti e parecchio impegnativi, ma tutti trattati con una delicatezza che non appesantisce il ritmo della lettura.

Ne consiglio fortemente la lettura, in particolare agli amanti delle storie familiari e dei romanzi introspettivi.

Terminato La pioggia prima che cada ho acquistato La casa del sonno, incuriosita dal tema portante della storia: il sonno, per l’appunto, e i suoi disturbi. Anche in questo caso, come per il romanzo precedente, noterete che l’originalità caratterizza le opere di Coe.

Quest’opera è sicuramente più complessa della precedente, sia per la struttura che per la narrazione. Il cuore della storia, nonché vero protagonista, è un vecchio edificio in pietra situato su una scogliera a picco sull’oceano: Ashdown, residenza per studenti nei primi anni ottanta, clinica dove si cura la narcolessia 12 anni dopo. In questo luogo speciale si incrociano le vite di alcuni studenti che il destino intreccia negli anni, come in un circolo.

Attraverso le esistenze dei vari personaggi, l’autore, alternando i due differenti piani temporali, propone una riflessione sui rapporti interpersonali, con specifico riferimento al sonno che diventa metafora della vita stessa. Tra i personaggi c’è chi concepisce il sonno come mera perdita di tempo, chi lo considera essenziale e vi dedica tantissime ore, chi confonde la realtà con i sogni e chi li preferisce alla vita vera. Sono diversi i temi trattati: l’omosessualità, i rapporti di coppia, la malattia, la genitorialità.

Si tratta di un romanzo, senza dubbio, superiore a La pioggia prima che cada, sotto tanti punti di vista. È una storia più ambiziosa e più articolata. Eppure, malgrado ciò, ho comunque preferito La pioggia prima che cada. È ovvio che si tratta di gusti personali, perché so bene che parliamo di un ottimo romanzo. Nonostante questo, però, ho trovato alcune situazioni eccessive e forzate e i personaggi stereotipati: il pazzoide, lo pseudo intellettuale, l’innamorato perso che arriva all’ossessione e al patologico. Ho avuto come l’impressione che fossero finti e non sono riuscita a dar loro credibilità.

In conclusione, si tratta certamente di un romanzo che merita di essere letto. Tuttavia, per mio personale gusto, se dovessi consigliare un libro di Coe sicuramente non sarebbe La casa del sonno.

Terzo libro di Coe che ho letto, ed ultimo almeno fino a questo momento, è Questa notte mi ha aperto gli occhi che mi ha ricordato Alta Fedeltà di Nick Hornby con l’aggiunta della componente thriller/noir.

La storia è ambientata a Londra, negli anni ’80. Il protagonista, William, è tormentato da un avvilente senso di fallimento, sia come musicista che nei rapporti con il gentil sesso. Lavora in un negozio di dischi ma sogna di sfondare nella musica come compositore e pianista jazz. Nel frattempo, suona in gruppi male assortiti, senza ricavarne alcuna soddisfazione. La relazione con la sua Madeline naufraga presto per l’impossibilità di entrambi di aprirsi ai propri sentimenti. E così, William, si muove in questa suggestiva Londra underground, quasi surreale, cercando sé stesso e il proprio posto del mondo.

Fino a quando non accade l’impensabile: durante uno dei suoi numerosi tentativi di trovare un nuovo gruppo con cui sfondare, William assiste ad un omicidio e da qui in poi, purtroppo la storia perde un po’, ma solo un po’, perché la vicenda è interessante e il ritmo è intenso e mantiene alta l’attenzione. Inoltre, si tratta di un romanzo breve che si conclude in pochissimi giorni. Io credo di averne impiegati un paio.

Coe, che ha scritto questo libro non ancora trentenne, pesca a piena mani dalla propria esperienza che lo ha visto, prima di diventare scrittore, cimentarsi proprio nel mondo musicale. Di conseguenza, si nota lo stile un po’ acerbo, rispetto agli altri due romanzi di cui vi ho parlato, e anche l’intreccio è più semplice, se paragonato ai libri successivi.

Nonostante questi aspetti, il romanzo mi è piaciuto moltissimo, e lo consiglierei senz’altro. Sono rimasta affascinata dalla descrizione dell’universo della musica, del fascinoso mondo degli studi di registrazione e delle etichette indipendenti, delle illusioni di chi si crede un talento e, in generale, del malessere giovanile. Il personaggio di William incarna tutto questo e la sua figura è tratteggiata con grande ironia – aspetto che non manca mai nelle opere di Coe.

Come per La pioggia prima che cada, anche in questo caso le recensioni non sono benevole, perché considerano Questa notte mi ha aperto gli occhi un romanzo discreto, non certo all’altezza dei successivi. E probabilmente è così. Tuttavia, per mio gusto personale, anche stavolta ho preferito questo a La casa del sonno.

Se dovessi fare una classifica di gradimento, metterei al primo posto La pioggia prima che cada, al secondo Questa notte mi ha aperto gli occhi e al terzo La casa del sonno.



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