“Colazione da Tiffany” di Truman Capote


Colazione da Tiffany” di Truman Capote, pubblicato nel 1958, narra la storia di Holly Golightly, giovane donna alla ricerca della propria identità e del proprio posto nel mondo.

Holly è una cover-girl di New York, attrice cinematografica mancata, generosa di sé con tutti, consolatrice di carcerati, eterna bambina chiassosa e scanzonata. Ha un passato tormentato ma sogna un futuro roseo e ricco di speranza. Il mondo che ha creato intorno a sé e che sembra amare così tanto, tuttavia, è in realtà vacuo e superficiale: luci, feste e risate che nascondono ferite profonde capaci di lasciare segni indelebili nell’animo. Uno scrittore alle prime armi vede in lei ciò che si nasconde dietro le apparenze e ne resta ammirato, ma Holly è talmente prigioniera di sé stessa da non essere in grado di scegliere la felicità.

Intorno alla protagonista ruotano tipi bizzarri come Sally Tomato, paterno gangster ospite del penitenziario di Sing Sing, O.J. Berman, il potente agente dei produttori di Hollywood, il “vecchio ragazzo” Rusty Trawler, Joe Bell, proprietario di bar e timido innamorato...

Con uno stile semplice e trascinante, Capote dipinge un personaggio sfaccettato che solo all’apparenza è superficiale, mostrandoci con realismo e studiata leggerezza la società americana metropolitana degli anni ‘40. Ma non solo. “Colazione da Tiffany” è anche e soprattutto New York, con la sua realtà illusa e disillusa, la 5th Avenue, gli aspiranti artisti che tentano la fortuna, le previsioni del tempo da Sing Sing, Tiffany con le sue vetrine scintillanti, il glamour e la sensazione che in quella magica città tutto sia possibile.
 

Dal libro l’omonimo film che, a 50 anni dalla sua prima proiezione al Radio City Music Hall di New York, continua ad essere una delle pellicole più popolari e menzionate della storia del cinema. 

Holly, interpretata nel film dalla meravigliosa Audrey Hepburn, è una creatura fascinosa e dirompente, genuina e sfuggente. Incarna una nuova concezione di femminilità, più libertina ma non volgare, ingenua ma determinata. Basti pensare che la Hepburn di “Colazione da Tiffany” è divenuta un simbolo di eleganza che ha soggiogato l’immaginario cinematografico e televisivo.
Le differenze tra versione cartacea e cinematografica non mancano ma entrambe sono da considerare gioielli da collezionare. 

Il lieto fine del film sostituisce il finale del romanzo che lo scrittore lascia in sospeso, affidando alla speranza del narratore la possibilità che Holly abbia finalmente trovato un luogo cui sente di appartenere.
Ed ancora, nell’opera di Capote l’io narrante è anonimo, non ha neanche un nome, è solo il vicino di casa di Holly che si limita a raccontarne le vicende. Nel film, invece, acquista un nome e un volto.
Inoltre, il romanzo è ambientato nel 1943, il film nel 1960.

È risaputo che Capote avrebbe preferito Marilyn Monroe nel ruolo di Holly, ma sembra che il manager dell’attrice l’abbia dissuasa dall’interpretare una prostituta, ritenendo il ruolo dannoso per la sua immagine. È da sottolineare, però, che nel film gli aspetti più controversi del personaggio di Holly sono fortemente attenuati.

New York, con le atmosfere luccicanti, fa da sfondo e da co-protagonista alla storia di Holly, restando fortemente impressa nella memoria dei lettori. Tanto che ancora oggi si recano da Tiffany, con caffè e brioche, a contemplare le vetrine, come era solita fare la protagonista per calmare le sue “paturnie”.


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