“L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello” di Oliver Sacks


Nel saggio “L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello”, Oliver Sacks, noto professore di Neurologia, espone i casi clinici più interessanti affrontati durante la sua carriera, trattando la malattia mentale sotto l’aspetto umano più profondo.

Il testo si apre con una frase emblematica di William Osler: “Parlare delle malattie è un intrattenimento da Mille e una notte”. Sacks, infatti, ha l’abilità di raccontare dei propri pazienti facendo in modo che le loro vicende intime e personali coinvolgano il lettore e lo accompagnino fino alla conclusione delle loro storie. Storie intense, nelle quali la malattia mentale è compagna di vita.

I casi clinici descritti dall’autore sono 24, suddivisi in 4 sezioni (Perdite, Eccessi, Trasporti e Il mondo dei semplici), a seconda della natura del disturbo che ha generato la malattia. In ogni storia, Sacks pone l’attenzione non solo sul paziente, inteso come persona affetta da una malattia, ma anche sull’individuo in quanto tale, perennemente in lotta per conservare la propria identità. L’autore, infatti, delinea le singole vicende senza trascurare il lato umano dei pazienti, restituendo loro quella dignità di persona fondamentale per ognuno di noi. Il malato si trasforma, dunque, in una persona viva e reale, in grado di provare sentimenti, gioie e sofferenze come chiunque altro. 

La prima storia, che dà il titolo al saggio, è quella del dottor P., musicista affetto da prosopagnosia, incapace di riconoscere i tratti di insieme dei volti delle persone e che arrivò a scambiare il viso della moglie per un cappello. 

Si guardò intorno alla ricerca del cappello. Allungò la mano e afferrò la testa di sua moglie, cercò di sollevarla, di calzarla in capo…”.

Sack, sottolinea il lato comico e surreale della vicenda, poiché il dottor P., inconsapevole del suo problema, continuerà a vivere la sua esistenza canticchiando…

Molto potente è la vicenda della “Disincarnata”, una donna colpita da un’infiammazione alle radici dei nervi cranici e spinali che perde completamente la propriocezione, ossia la capacità di percepire e riconoscere la posizione del proprio corpo nello spazio, e che riuscirà a mantenere l’abilità di muoversi solo attraverso la vista, osservando il proprio corpo.

Emozionante è la storia di “Ray dai mille tic”, un ragazzo di 24 anni, batterista jazz, affetto dalla sindrome di Tourette i cui movimenti incontrollati e le improvvise esclamazioni avevano reso impossibile la sua esistenza. Le cure di Sacks miglioreranno sensibilmente le condizioni del ragazzo che, tuttavia, con l’alleviamento della malattia sentirà di aver perso una parte importante di sé, quella frizzante e ironica, esuberante e vitale. Da qui la decisione, in accordo con il medico, di sospendere l’utilizzo del medicinale durante il fine settimana per potersi “sfogarsi”.

Tutte storie intense e coinvolgenti, godibili da ogni tipo di lettore. L’impiego dei termini tecnici, infatti, non appesantisce l’esperienza di lettura che, alternando medicina e prosa, resta leggera e scorrevole, e dunque accessibile anche a chi non ha competenze in materia.
Consigliato a chi ha voglia di leggere qualcosa di diverso, nonchè agli appassionati (come me) di casi clinici. 

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