Gabrielle Zevin
Libri
“L'altra metà del mondo” di Gabrielle Zevin, un inno all'amore in ogni sua forma
Un inno all'amore in ogni sua forma, ma soprattutto una celebrazione dell’affascinante complessità dell'animo umano; perché ognuno di noi si porta dentro le persone che siamo stati, le persone che saremo e le persone che saremmo potuti diventare.
Ognuno di noi è una città da scoprire.
In libreria dal 12 maggio 2016
pp. 222 - € 16,60
Mia cara Jane,
il mio più grande rimpianto è che tu non abbia avuto la possibilità di conoscere tua madre. Perciò, adesso che sei abbastanza grande, vorrei raccontarti di lei e del mio straordinario viaggio a Margarettown. Margarettown è la città in cui tua madre è nata e cresciuta. Ci sono andato dopo il fidanzamento, e lì ho incontrato Mia, una pittrice giovane e ribelle. Poi ho conosciuto Marge, una donna amareggiata e delusa dagli uomini, e May, una bambina di straordinaria intelligenza. In tutte loro ho ritrovato alcuni tratti della creatura sfuggente e misteriosa di cui mi ero innamorato; perché Margaret non è stata semplicemente mia moglie o tua madre. Margaret è stata May, poi Mia, e sarebbe diventata Marge, se non avessi implorato il suo perdono per gli errori che avevo commesso…
Ecco perché voglio parlarti di Margaretown: per aprire una finestra sul cuore di Margaret, in modo che tu possa apprezzare ogni sfumatura della sua storia e del suo carattere. In fondo, l’amore è proprio questo: imparare a conoscere l’altro al di là del ruolo che riveste nella nostra vita, e accettare anche i suoi difetti come un dono prezioso. In attesa di scoprire il futuro che il destino ha in serbo per noi.
il mio più grande rimpianto è che tu non abbia avuto la possibilità di conoscere tua madre. Perciò, adesso che sei abbastanza grande, vorrei raccontarti di lei e del mio straordinario viaggio a Margarettown. Margarettown è la città in cui tua madre è nata e cresciuta. Ci sono andato dopo il fidanzamento, e lì ho incontrato Mia, una pittrice giovane e ribelle. Poi ho conosciuto Marge, una donna amareggiata e delusa dagli uomini, e May, una bambina di straordinaria intelligenza. In tutte loro ho ritrovato alcuni tratti della creatura sfuggente e misteriosa di cui mi ero innamorato; perché Margaret non è stata semplicemente mia moglie o tua madre. Margaret è stata May, poi Mia, e sarebbe diventata Marge, se non avessi implorato il suo perdono per gli errori che avevo commesso…
Ecco perché voglio parlarti di Margaretown: per aprire una finestra sul cuore di Margaret, in modo che tu possa apprezzare ogni sfumatura della sua storia e del suo carattere. In fondo, l’amore è proprio questo: imparare a conoscere l’altro al di là del ruolo che riveste nella nostra vita, e accettare anche i suoi difetti come un dono prezioso. In attesa di scoprire il futuro che il destino ha in serbo per noi.
Laureata in Lettere a Harvard, da diversi anni Gabrielle Zevin ha intrapreso con successo la carriera di scrittrice e autrice cinematografica. Nel 2007, per la sceneggiatura di Conversations with Other Women, il film con Aaron Eckhart e Helena Bonham Carter, è stata nominata agli Independent Spirit Awards, i prestigiosi premi per il cinema indipendente americano. Entrato nella classifica del New York Times grazie al passaparola dei lettori, La misura della felicità è in corso di traduzione in tutto il mondo ed è la conferma del talento di un’autrice unica.
Estratto
«Certo che Margarettown esiste. Ci ho passato un’intera estate. C’erano molte Margaret che vivevano lì; avevano tutte un’età diversa, ma avevano gli stessi capelli rossi. Vedi, la mia Maggie non era una sola, ma sei donne insieme.» Bess ride. «Adesso capisco che cosa vuoi dire. E, se ti fossi preso il disturbo di cercarla, avresti scoperto che anche in me esiste un’Elizabethtown. Eh, sì, fratellino: anche la tua comunissima sorella, l’ordinaria Bess ha una decina di donne dentro di lei. Sono nata Elizabeth, ma nessuno mi ha mai chiamato così. Da bambina, magari te lo ricordi, ero Lizzie. Da ragazzina, Liz. Al college sono passata a Bee, soprannome che mi è rimasto per vent’anni. Tranne quando mi sento particolarmente audace: allora divento Eliza. Quando sono più remissiva, invece, sono Beth. Ma odio quei momenti. Ovviamente, per il mio fratellino sono sempre stata la vecchia e scialba Bess.»
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