Libri
LUCIO SCHINA
"La tela degli dei" di Lucio Schina
Titolo: La tela degli dei
Autore: Lucio Schina
Editore: Progetto Cultura
Pagine: 144
Prezzo: 12,00 €
Pubblicazione: 2011
L’amore: inutile dire come sia nella natura umana l’elemento più potente di esaltazione, di felicità, di passione o di dolore, ovvero di “sovversione” e trasformazione dell’animo, nel bene e nel male…
L’unica peculiarità umana, probabilmente, capace di scuotere totalmente un individuo, dentro e fuori, e a trasfigurarne l’esistenza, piegandola a sé e ai suoi impulsi come per la forza di un’alchimia misteriosa e irresistibile.
“Alchimia”, appunto, l’antica scienza – o presunta tale – che tradizionalmente studiava la possibilità di tramutare i metalli più vili in oro, ovvero di fare di elementi del tutto banali e privi d’alcun valore un qualcosa di prezioso e inestimabile, in grado di rendere ricco chi ne avrebbe scoperto i segreti non tanto di danaro quanto di conoscenze antiche, misteriose, quindi di influenze potenti. Ma, come detto, in qualche modo anche l’amore rende ricchi: di passione, di emozioni, oppure di struggimenti, di rabbia, di follia…
Su questo raffronto tra il “mistero” dell’amore e dell’alchimia nasce questo romanzo di Lucio Schina, La tela degli Dei: più un racconto lungo, a dire il vero, che un romanzo, nel quale due storie all’apparenza lontane nel tempo e nello spazio confluiscono nel finale proprio grazie ad un misterioso potere alchemico, determinandone un finale non tanto unico nella sostanza quanto univoco nell’essenza.
Le due storie sono quelle di Eva, affermata pittrice di fine Ottocento, che si ritrova a dipingere un quadro per un’ispirazione misteriosa e sfuggente la quale condizionerà anche la propria immagine di artista bella e impossibile, adulata dagli uomini e su di essi dominante; e quella di Davide, scrittore affermato e ispirato ma in crisi esistenziale, capace di ritrovare sé stesso solo nelle storie create e messe su carta e altrimenti smarrito in una quotidianità spenta e priva di stimoli vitali, che scivola lentamente e inesorabilmente verso la paranoia e l’alienazione dal mondo intorno. Nelle opere che essi creano e realizzano, appunto, vi è realmente la loro reale essenza, ovvero la loro più profonda volontà: quella di vivere un’altra vita, di trovare ciò che nell’esistenza quotidiana non c’è, nonostante la stessa sia all’apparenza agiata, ricca di successi e di fama. Vi è la rivendicazione di un sentimento realmente capace di soddisfare il loro ego, di colmarlo d’una forza vitale altrove inesistente: un amore pieno e possente, che Eva trova nei suoi amanti ma solo nella componente carnale, e Davide trova unicamente nelle sue fantasie, nei suoi sogni verso una donna amata tanto da essere trasfigurata in una mera proiezione del cuore e dell’animo.
E come i due ricercano questa sorta trasformazione sentimentale attraverso un’alchimia vitale, l’altra alchimia, quella esoterica, magica e sovrannaturale, ad un tratto interviene nelle loro vicende, improvvisamente unendole attraverso una specie di porta dimensionale, uno “stargate” che magicamente mette i due personaggi uno di fronte all’altro, e ugualmente di fronte le loro aspirazioni, i loro segreti più intimi e più sfuggenti.
La porta, peraltro, esiste veramente: a Roma, in via San Vito, detta appunto “porta alchemica”: della leggenda correlata ne da’ ampia illustrazione in appendice al romanzo Luigi Tomassi, che cura anche la presentazione dello stesso.
La tela degli Dei ha il suo maggiore punto di forza nello stile narrativo: molto curato, a volte quasi aulico, certo non mainstream e peraltro assolutamente adatto alla storia narrata. Lucio Schina dipana le due vicende con gradevole sincronia, nonostante qualche vaga imprecisione e, forse, qualche cambio di scena fin troppo rapido e non così intuitivo. Bella la parte finale, nella quale è l’amico psicologo di Davide a diventare l’io narrante e a spiegarci come la sua vicenda si conclude, e interessante anche l’appendice “alchemica”, quantunque non così facile da seguire e un poco “misterica” - come d’altronde la stessa alchimia in qualche modo necessita.
Nel complesso, pur non essendo una storia del tutto originale, nata intorno a pochi elementi cardine più che in base a un vero e proprio plot narrativo (come lo stesso autore rivela, nella nota introduttiva al testo), La tela degli Dei riesce a farsi apprezzare soprattutto per la sua atmosfera “notturna”, decadente – in senso estetico – e arcana. E potrà affascinare chi creda che non tutto della natura umana possa essere sottomesso alla razionalità del pensiero e al pragmatismo della ordinaria quotidianità.
Autore: Lucio Schina
Editore: Progetto Cultura
Pagine: 144
Prezzo: 12,00 €
Pubblicazione: 2011
L’amore: inutile dire come sia nella natura umana l’elemento più potente di esaltazione, di felicità, di passione o di dolore, ovvero di “sovversione” e trasformazione dell’animo, nel bene e nel male…
L’unica peculiarità umana, probabilmente, capace di scuotere totalmente un individuo, dentro e fuori, e a trasfigurarne l’esistenza, piegandola a sé e ai suoi impulsi come per la forza di un’alchimia misteriosa e irresistibile.
“Alchimia”, appunto, l’antica scienza – o presunta tale – che tradizionalmente studiava la possibilità di tramutare i metalli più vili in oro, ovvero di fare di elementi del tutto banali e privi d’alcun valore un qualcosa di prezioso e inestimabile, in grado di rendere ricco chi ne avrebbe scoperto i segreti non tanto di danaro quanto di conoscenze antiche, misteriose, quindi di influenze potenti. Ma, come detto, in qualche modo anche l’amore rende ricchi: di passione, di emozioni, oppure di struggimenti, di rabbia, di follia…
Su questo raffronto tra il “mistero” dell’amore e dell’alchimia nasce questo romanzo di Lucio Schina, La tela degli Dei: più un racconto lungo, a dire il vero, che un romanzo, nel quale due storie all’apparenza lontane nel tempo e nello spazio confluiscono nel finale proprio grazie ad un misterioso potere alchemico, determinandone un finale non tanto unico nella sostanza quanto univoco nell’essenza.
Le due storie sono quelle di Eva, affermata pittrice di fine Ottocento, che si ritrova a dipingere un quadro per un’ispirazione misteriosa e sfuggente la quale condizionerà anche la propria immagine di artista bella e impossibile, adulata dagli uomini e su di essi dominante; e quella di Davide, scrittore affermato e ispirato ma in crisi esistenziale, capace di ritrovare sé stesso solo nelle storie create e messe su carta e altrimenti smarrito in una quotidianità spenta e priva di stimoli vitali, che scivola lentamente e inesorabilmente verso la paranoia e l’alienazione dal mondo intorno. Nelle opere che essi creano e realizzano, appunto, vi è realmente la loro reale essenza, ovvero la loro più profonda volontà: quella di vivere un’altra vita, di trovare ciò che nell’esistenza quotidiana non c’è, nonostante la stessa sia all’apparenza agiata, ricca di successi e di fama. Vi è la rivendicazione di un sentimento realmente capace di soddisfare il loro ego, di colmarlo d’una forza vitale altrove inesistente: un amore pieno e possente, che Eva trova nei suoi amanti ma solo nella componente carnale, e Davide trova unicamente nelle sue fantasie, nei suoi sogni verso una donna amata tanto da essere trasfigurata in una mera proiezione del cuore e dell’animo.
E come i due ricercano questa sorta trasformazione sentimentale attraverso un’alchimia vitale, l’altra alchimia, quella esoterica, magica e sovrannaturale, ad un tratto interviene nelle loro vicende, improvvisamente unendole attraverso una specie di porta dimensionale, uno “stargate” che magicamente mette i due personaggi uno di fronte all’altro, e ugualmente di fronte le loro aspirazioni, i loro segreti più intimi e più sfuggenti.
La porta, peraltro, esiste veramente: a Roma, in via San Vito, detta appunto “porta alchemica”: della leggenda correlata ne da’ ampia illustrazione in appendice al romanzo Luigi Tomassi, che cura anche la presentazione dello stesso.
La tela degli Dei ha il suo maggiore punto di forza nello stile narrativo: molto curato, a volte quasi aulico, certo non mainstream e peraltro assolutamente adatto alla storia narrata. Lucio Schina dipana le due vicende con gradevole sincronia, nonostante qualche vaga imprecisione e, forse, qualche cambio di scena fin troppo rapido e non così intuitivo. Bella la parte finale, nella quale è l’amico psicologo di Davide a diventare l’io narrante e a spiegarci come la sua vicenda si conclude, e interessante anche l’appendice “alchemica”, quantunque non così facile da seguire e un poco “misterica” - come d’altronde la stessa alchimia in qualche modo necessita.
Nel complesso, pur non essendo una storia del tutto originale, nata intorno a pochi elementi cardine più che in base a un vero e proprio plot narrativo (come lo stesso autore rivela, nella nota introduttiva al testo), La tela degli Dei riesce a farsi apprezzare soprattutto per la sua atmosfera “notturna”, decadente – in senso estetico – e arcana. E potrà affascinare chi creda che non tutto della natura umana possa essere sottomesso alla razionalità del pensiero e al pragmatismo della ordinaria quotidianità.
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