Salone del libro di Torino 2012: una primavera digitale che fatica a sbocciare


Ore 10.30, ingressi del Salone del Libro 2012 di Torino...
C’è parecchia coda alle biglietterie, più dello scorso anno, dunque decido di saltarla atleticamente accreditandomi come inviata VIP del blog, e contando su che gli addetti all’ingresso non conoscano realmente cosa significhi l’acronimo... Che poi, a dirla tutta, VIP lo sono: Visitatrice Inopinatamente Privadibiglietto! Dunque, tutto ok, no?
Eccomi dentro il Salone. Di gente effettivamente ce n’è molta – e come sempre mi pare maggiore la componente femminile di quella maschile... Ah, se inventassero dei libri a forma di pallone da calcio! – mentre gli editori calano... Mi sembra che pure l’estensione degli stand – proprio la grandezza, intendo – sia minore: forse, con quello che costano, credo che pure le grosse CE ormai ci pensino due volte prima di allestire le astronavi luccicanti degli scorsi anni, nelle quali poi si vedeva parecchia gente girarci come fossero in discoteca e con l’espressione di chi in discoteca mai c’era stata prima d’allora...
Mi passa accanto Dacia Maraini, che io quasi confondo per mia zia Camilla, e poco dopo incrocio il professor Calabresi, il noto dietologo della TV al quale mi verrebbe da chiedergli quando mai le fa’ le diete per i suoi clienti, visto che è sempre in TV, appunto... Ma vado oltre, e rapidamente mi rendo conto che, quest’anno, devono avere usato dentro il salone parecchio aglio, tuttavia inodore (fortunatamente!), perché tutti i vampiri dello scorso anno, ovvero la gran massa di libri urban fantasy e paranormal romance che si trovavano ovunque, sono quasi del tutto scomparsi. Moda finita, gente! Avanti la prossima: si accettano scommesse su quale sarà! Io punto 20 cent (vabbé, c’è la crisi!) sul romance. Voi?
Al momento, comunque, non pare esserci un genere emergente più di altri: tiene parecchio il giallo (ma quanto fanno strapagare i libri del genere di autori scandinavi? E che cavolo!), tengono i classici moderni e contemporanei (ma anche qui senza “fenomeni” particolari), tiene la letteratura per ragazzi, mentre la poesia... La poesia? Perché, c’è ancora qualche pazzo che si spaccia per poeta e intende pubblicare libri del genere?
E’ stato piacevole vedere anche parecchia gente nel padiglione dedicato agli editori piccoli e indipendenti, lo è stato meno vedere quanta poca di quella gente fosse ferma agli stand egli stessi e acquistasse qualcosa. Purtroppo il lettore nostrano medio si fa’ ancora troppo influenzare dai media e (soprattutto) dalla TV, e fatica a capire che, spesso, un libro non è bello solo perché l’autore – appunto – lo si è visto ospite su qualche canale nazionale, o intervistato da uno dei maggiori quotidiani! Ma, appunto, personalmente considero un passo avanti la maggiore affluenza di quest’anno, visto che lo scorso anno c’erano momenti nei quali, nel suddetto padiglione dedicato alla piccola editoria, si sarebbe potuto organizzare un torneo di bocce senza troppi disturbi.
Non so, forse quest’edizione del Salone è stata fin troppo condizionata dalle nubi grigie: sia fuori i padiglioni (la mia solidarietà vada a chi s’è ritrovato in coda agli ingressi proprio durante uno scroscio di pioggia!) che dentro, in particolare da venerdì, quando la diffusione dei dati sulla vendita dei libri in Italia nel primo trimestre – dati parecchio negativi, che sanciscono la sussistenza di una bella crisi pure qui – ne ha addensate pure dentro così tante, di nubi grigie sulle teste degli editori – da lasciare tutti un po’ così, come quando una sera devi uscire e pensi di vestirti in maniera supercool e fa’ bello tutto il giorno e poi viene la sera e si mette a piovere, appunto...
Beh, alla peggio, se si fosse messo a “piovere” pure dentro la fiera, ci si poteva riparare con qualche ereader, visto il sostanziale disinteresse della massa (a parte, ma nemmeno troppo, nello stand di Amazon, ma forse perché tale casa è un po’ come Apple: è una specie di status symbol contemporaneo, e fa’ figo starci accanto e/o acquistare qualcosa di suo) e nonostante il tema del Salone di quest’anno fosse proprio dedicato alla cosiddetta “primavera digitale”, ovvero al “nuovo” rapporto tra libri, digitalizzazione letteraria e web. No, per ora il libro di carta regge il confronto con quello di plastica e microchip, e i dati di vendita di ebook nostrani fanno ridere i polli; ma già negli USA la storia è diversa, laggiù i libri di carta calano e aumentano quelli digitali, dunque la strada è inevitabilmente segnata e da essa non sfuggirà nessuno, anche se credo proprio che il libro di carta non sparirà, anzi! Quando si inventò e si diffuse l’automobile, dissero che la bicicletta sarebbe scomparsa in breve tempo: bene, fate voi. E pedalate, che fa’ bene!
Ergo, un Salone forse interlocutorio, quello 2012. Se in attesa di tempi migliori o peggiori, credo che solo i posteri lo potranno dire.

2 commenti:

  1. Visitatrice Inopinatamente Privadibiglietto è fantastica!

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  2. Che bel resoconto, mi sembrava quasi di essere lì! (Naturalmente invidio smodatamente chiunque fosse al Salone xD)
    Tanta gioia per l'attenzione alla piccola editoria... peccato che però al di fuori del Salone le cose siano un po' diverse.

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