“Le confessioni di Max Tivoli” di Andrew Sean Greer

Siamo tutti il grande amore di qualcuno. Voglio scriverlo, in caso io venga scoperto e non riesca a terminare queste pagine, in caso le mie confessioni vi turbino al punto da gettarle nel fuoco prima che io arrivi a raccontarvi d’amore e di assassinio. E come biasimarvi? Tante cose possono impedire di ascoltare il mio racconto. C’è da spiegare un cadavere. Una donna amata tre volte. Un amico tradito. E un bambino cercato a lungo. Così comincerò dalla fine, dicendovi che siamo tutti il grande amore di qualcuno”.

Inizia così “Le confessioni di Max Tivoli” dello scrittore americano Andrew Sean Greer. Una storia strana. Una storia romantica e struggente, narrata da un sessantenne che sta giocando con le formine di sabbia in un parco gremito di bambini. Un uomo anziano nel corpo di un bambino. Un uomo che ha percorso la sua esistenza al contrario: è nato vecchio ed è morto infante.

L’idea di un neonato che viene al mondo con l’aspetto di un settantenne nel 1871, consapevole quindi di dover chiudere i conti nel 1941, che mentre invecchia dentro ringiovanisce fuori, gli è venuta canticchiando la canzone di Bob Dylan “My back pages”, alla strofa che dice «Ero più vecchio allora, sono più giovane adesso». «Fu un’epifania!», racconta Greer.

John Updike, in una recensione consacrativa sul New Yorker, ha scritto: «Le confessioni di Max Tivoli hanno il fulgore della poesia e il richiamo incantatorio del dolore». «Updike mi ha preparato il terreno scrivendo che il mio libro rientra in una lunga serie di esperimenti su questo tema, dai miti greci a Fitzgerald - ha dichiarato lo scrittore americano -, ma io non ne sapevo niente. La gente ha questo strano modo di dirti che quello che stai facendo non è quello che pensi di stare facendo. Se avessi letto prima il racconto di Fitzgerald “Il curioso caso di Benjamin Button” non avrei mai scritto il mio libro». 

Abbandonato dal padre, cresciuto da una madre che gli impone come regola di vita «Sii quello che gli altri credono tu sia», Max trascorre la sua esistenza all’indietro condotto unicamente dall’ossessione amorosa per Alice Levy, una graziosa ebrea quattordicenne, di cui si invaghisce senza via d’uscita. Alla maniera ineluttabile delle tragedie greche, dove il fato era inarrestabile e più forte dell’uomo.

«Vedevo la luna nella sua tazza di caffè, che si dibatteva come una falena. Poi la vidi chinarsi, la bocca raccolta in un bacio muto, e quando soffiò sulla superficie increspata per raffreddarla, vidi la luna esplodere.»

L’amore per Alice è la vera enorme disgrazia di Max, che vive nell’ostinata ricerca di lei, di una donna che per tre volte non ha saputo amarlo. E mentre il protagonista si costruisce negli anni altre occasioni per rinnovarsi e presentarsi ogni volta diverso all'oggetto della sua passione, non si accorge dell’unica persona che probabilmente lo ha veramente amato: Hughie, l’amico fedele sempre pronto a sostenerlo e confortarlo e, infine, da lui tradito.

Romantico, ma anche egoista e spietato, Max riassume in sé pregi e difetti di tutta l’umanità. Come ogni grande mostro della letteratura – da Dracula a Dorian Grey -, rispecchia quel «mostro segreto» che si nasconde in ognuno di noi. La coerenza e l’intensità della sua passione per Alice fanno da filo conduttore a queste meravigliose confessioni dalla prosa ornata, che devono assolutamente essere lette, anche per assaporarne la magia del linguaggio, vera poesia.

Una vicenda più che strana, dunque, quella di Max Tivoli, l’uomo venuto «dalla fine della vita», ma resa normale dalla verità dilaniante di sentimenti potenti ed universali, come quello dell’amore che scalda le pagine in modo ossessivo, quasi disperato. Nella sua anomalia, infatti, la vita del protagonista possiede qualcosa di assolutamente ordinario: la disarmonia e l’inafferrabile mistero di ogni esistenza umana.

«La vita è breve, e piena di dolori, e io l’ho amata», scrive Max al termine del suo memoriale, poiché nonostante abbia vissuto la sua magia come una maledizione, non nega di aver amato la sua esistenza, seppur breve e costellata di dolori. E questa sembra essere la centralità dell’incantevole romanzo di Andrew Sean Greer.

Le confessioni di Max Tivoli, Andrew Sean Greer
Adelphi, 2014
pp. 315 - € 15,30

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