“Il divoratore" di Lorenza Ghinelli

Titolo: Il divoratore
Autore: Lorenza Ghinelli
Editore: Newton Compton
Pagine: 256
Prezzo: € 9,90
Pubblicazione: gennaio 2011

Narrare la storia di cinque ragazzini comuni, amici e complici e incastrarla in un racconto angosciante di cui sono protagonisti, spettatori e vittime; raccontarne il delicato equilibrio mentale, le paure, i drammi familiari, i deficit e le aspettative non è certo facile, soprattutto senza cadere nel retorico o nel noioso. Eppure Lorenza Ghinelli riesce splendidamente nel compito, descrivendo ogni cosa con una disarmante semplicità e naturalezza.

L'autrice tratta argomenti seri, come possono essere l'autismo, le violenze casalinghe, l'alcolismo, senza eccedere, senza mettere addosso la sensazione di disagio che normalmente causano gli argomenti di una certa "serietà". Il suo modo di scrivere è fluido e veloce, non stanca e mette voglia di proseguire nella lettura tanto che in una giornata il libro è stato letteralmente divorato.

La Ghinelli gestisce con superba maestria i salti temporali, tanto da riuscire a far scorrere velocemente il racconto fino a un punto cruciale, per poi tornare indietro nel tempo e, con calma e accuratezza, descrivere minuziosamente il retroscena o l'avvenimento che ha portato i protagonisti a trovarsi in quella situazione. Non spiazza, non da mai la sensazione di essersi persi.

Scene tese, cruente o semplicemente drammatice sono sempre descritte, anche se con il giusto rigore, aggiungendo un piccolo (e sempre pertinente) tocco di ironia, una battuta o un commento personale, cosa che aiuta ad alleggerire la tensione, senza che si perda l'atmosfera che una storia di questo genere richiede.

«Squadre di sommozzatori perlustrarono il melmoso fondale del Marecchia; l’unico risultato ottenuto fu quello riscontrato dal ginecologo di una delle tre sommozzatrici, che durante quel piacevole snorkeling contrasse una bella candidosi vaginale..."

Lo stesso accade per l'uso del linguaggio "colorito" con cui, molto spesso, gli abitanti  delle pagine de "Il divoratore" farciscono i loro discorsi; aiutano a leggere e comprendere il costume di un piccolo paese (Covignano) e dei suoi abitanti, piccoli e grandi; rende più "vere" le interazioni, a volte crudeli e indelicate, che i ragazzini usano per relazionarsi tra di loro e col "mondo degli adulti".
Senza mai eccedere oltre il necessario, mai una parola messa giù a sproposito.
E anche qui con la giusta ironia, tanto che, ad esempio, raccontare una bestemmia  fa  più sorridere che gridare allo scandalo. 

«Esclamando e scandendo perfettamente tutte le lettere che assieme componevano il nome di Dio, preceduto e seguito da attributi per nulla divini...»
 
Il "cattivo", l'uomo dei sogni, la sua apparizione che improvvisamente fa vacillare la normale vita di una tranquilla comunità. Un personaggio subdolo, surreale, terrificante...
Dipinto come un concentrato delle paure più recondite di ognuno di noi, evocato dai timori di ogni genitore, partorito dagli incubi di ogni bambino.

«Io so tutto dei padri e tutto dei figli. E so che i padri e i figli sono il pulsante organo informe del mondo...»

La sua descrizione rende perfettamente l'idea di ciò che è, del suo saper essere distinto, affabile e suadente, fino al momento in cui rivela la sua vera natura... quando ormai non gli puoi più sfuggire.

«Rinuncia alla lotta, mio caro. La vita ti scortica. Segui me. Ti mostrerò le stelle...»

La scrittrice riesce a dare ad ognuno dei personaggi la giusta rilevanza, il giusto spessore. Ognuno di loro è il protagonista della sua parte di storia e tutte le storie convergono in un'unica direzione: svelare l'enigma.
Da una parte i 5 amici di "cortile", col leader, il buono, il "delinquentello", il ragazzino frustrato e la causa delle sue frustrazioni: un fratello autistico che, se da un lato è fonte di disagio, dall'altro è quasi temuto e invidiato, perchè "Pietro è alto un metro e sessanta. Pesa cinquanta chili. È il più grosso, il più grande e il più bello di tutti loro...".
Dall'altra parte Alice: l'educatrice che si occupa di Pietro, una ragazza all'apparenza normale, ma dalle notti piene di incubi e con un agghiacciante segreto che sta lentamente riemergendo...
Tutto concorre a creare un magnifico finale, al quale Lorenza Ghinelli non ha fatto mancare neanche il degno colpo di scena. Raccontare oltre vorrebbe dire soltanto rovinarvi il piacere di leggere un libro che va assolutamente letto, non ve ne pentirete.

Lorenza Ghinelli e il suo libro Il divoratore sono la dimostrazione che, in un periodo di emulazioni e di poca fantasia, si riesce ancora a stupire il lettore, tenendolo col fiato sospeso e con la voglia di arrivare fino in fondo, tutto in circa 250 pagine scritte con uno stile impeccabile, personale e gradevolmente scorrevole.
Poteva essere la solita storia su "l'uomo nero" e invece ne è uscito un racconto avvincente, coinvolgente e pieno di fascino.

8 commenti:

  1. Complimenti davvero per questa accurata recensione.

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  2. Recensione ben fatta.
    Bel blog letterario.
    Bravi.

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  3. Ricevere un commento dal divoratore in persona è per me un grande onore....mi scusi però se non la guardo negli occhi.....;-p

    Grazie a tutti.

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  4. buon libro. ti lascia col fiato sospeso. letto in 3giorni! scrittura semplice. davvero buon fantasy horror! me lo sono sognata il divoratore hehe =) complimenti w gli scrittori italiani ogni tanto no??? =)

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  5. pessimo libro....l'imitazione mal riuscita del ritratto di dorian gray! a dir poco scontato

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  6. Mi scuso se vado in senso contrario ai commenti sopra, ma ho appena finito il libro e sinceramente devo dire che tutti questi elogi mi sembrano fuori luogo. La storia è carina, ma è spudoratamente un condensato anche un po' banale di IT (Stephen King), Dorian Gray, e soprattutto dell'episodio "L'uomo ombra" del telefilm "Ai confini della realtà". Lo stile poi verte tutto su frasi troppo corte, dialoghi troppo stringati, parolacce gratuite e ripetizioni sempre delle stesse descrizioni (quante volte cita la parola "urina"?) e delle stesse cantilene in rima che dopo un po' stancano. Il punto di vista cambia da un personaggio all'altro nell'arco di poche righe, davvero fastidioso. Il finale è scontato. Insomma, un libro che si lascia leggere, questo sì, ma sinceramente tutta questa enfasi e questa pubblicità la trovo fuori luogo. Ci sono autori sconosciuti, anche di horror, molto ma molto più bravi, basta cercarli nelle case editrici minori.

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  7. Anonimo, si tratta solo di una opinione personale... del tutto opinabile. =)

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