Intervista: Sara Aldegheri

Ciao Sara, benvenuta! Pronta per l'intervista?
Ciao! Certo, chiedi pure tutto quello che vuoi! ;-)

Parlaci di te: chi è Sara Aldegheri?
Per parlarti di me comincio da una cosa banalissima: amo scrivere. Ma aggiungo subito qualcosa che forse, per chi si definisce "scrittore", proprio comune non è: amo anche far scrivere. La mia passione per la scrittura - iniziata come spesso accade in tenera età con la stesura di interminabili diari, e poi di racconti, e poi di racconti lunghi e poi...di romanzi, certo! - mi ha spinto molto presto verso l'editing e ad oggi non saprei se definirmi più editor o più scrittrice. Le mie fasi creative in cui progetto e scrivo un romanzo sono veloci e intense, e possono passare diversi mesi di astinenza totale prima che io decida di ritornare ad aprire Word per revisionare un vecchio progetto o iniziarne uno nuovo. Invece l'editing è una presenza costante nelle mie giornate: non posso fare a meno di leggere tutto quello che mi sta intorno e di pensare "mah, io questo l'avrei scritto in un altro modo.. avrei messo quella parola e spostato il verbo..". Quando mi faccio la doccia leggo le etichette di shampoo e bagnoschiuma e ci scovo gli errori, e allo stesso modo faccio coi cornflakes a colazione o coi biglietti dell'autobus...insomma, sono patologica! Ma soprattutto, da qualche anno seguo alcuni "aspiranti esordienti" in qualità di consulente di scrittura, confidente, spalla su cui piangere, eccetera... e le soddisfazioni con loro sono state enormi. Editor o scrittrice, comunque, la sostanza non cambia. Eccomi qui: 25 anni, veronese, ad un certo punto mi sono guardata intorno e ho detto: "come può una che abita nella città di Giulietta e Romeo non scrivere d'amore?". Insomma, noi veronesi veniamo su un po' col marchio di fabbrica. L'amore fa parte del nostro dna. Nel mio caso, l'amore doveva essere mescolato alla storia perché anche quella fa parte del mio dna. E così mi sono ritrovata a scrivere romanzi sentimentali/storici senza nemmeno accorgermene. Come altre esordienti ben più famose di me, anch’io ho iniziato pubblicando su Efp e proprio lì ho conosciuto le persone che seguo tutt'oggi in qualità di...personal editor, potremmo dire. Avevo 19 anni e in quel periodo ho cominciato anche a scrivere La collina più alta, che ho portato a termine in pochi mesi per poi abbandonare il tutto nel fatidico "cassetto", decidendo di dedicarmi completamente alla correzione di bozze e all'editing. Nel frattempo ho terminato l'Università e ho iniziato a lavorare per una casa editrice. A forza di leggere e di correggere i testi di altre persone, ho capito come dovevo intervenire sul mio. Così l'ho recuperato dal cassetto e ho deciso di dargli un'altra possibilità. E mi è andata bene ;-)

Parliamo del tuo romanzo "La Collina più Alta", come nasce l'idea? Ti sei ispirata a Jane Eyre oppure ad Orgoglio e Pregiudizio?
Quando ho scritto La collina più alta avevo già letto entrambi i libri, e più di una volta! Diciamo che in quel periodo mi ero costruita un bel background di letteratura sette-ottocentesca (Austen e sorelle Bronte in primis, passando per Hugo, De Laclos, Dumas, Flaubert, Defoe..) e di romanzi di autori contemporanei ambientati in quel periodo, non necessariamente di genere sentimentale. Ma ad influenzarmi più di ogni cosa sono stati di certo i titoli che hai appena citato. Non saprei dirti quale tra i due mi abbia insegnato di più... forse lo potrà dire chi leggerà il romanzo.
Non so se sia così per tutti ma, almeno nel mio caso, la stesura della trama è stato un processo molto naturale, per niente complicato: ho scritto semplicemente ciò che io per prima avrei desiderato leggere. La collina più alta può avere due chiavi di lettura: la prima, e la più immediata, è quella della "storia d'amore". Avevo le idee chiare in proposito: volevo narrare di come l'amore può nascere, nel XVIII secolo, tra due persone di estrazioni diverse, con caratteri diversi, con problematiche diverse, ma molto affini spiritualmente. Jane e Hench sono prima di tutto due spiriti affini. Non era un amore "di carne" quello che volevo raccontare, ma una comunione di idee e di intenti. Di "spirito", insomma. E ovviamente non so se ci sono riuscita, mi rimetto al giudizio dei lettori.

Hai intenzione di scrivere un sequel del tuo romanzo?

Per La collina più alta confesso di non aver mai pensato, prima di questo momento, ad un eventuale sequel o spin off. Non escludo a priori qualche progetto su personaggi secondari o su eventuali figli (l'ispirazione, talvolta, arriva quando meno te la aspetti!), ma di una cosa sono abbastanza sicura: su Jane e Hench ho davvero detto tutto quello che serviva dire. Mi piace molto l'idea che siano i lettori ad immaginarsi il resto come più lo preferiscono :-)
Senza contare che, come avrai notato, il finale del mio libro è un po' "vecchio stampo", con un epilogo che descrive a grandi linee cosa accade ai principali protagonisti negli anni successivi. Mi rendo conto che ai nostri tempi un finale di questo genere sembri piuttosto anacronistico, ma l'ho voluto scrivere perché a me capita spesso di arrivare alla fine di una storia e di soffrire un po' troppo il distacco dai personaggi e dal loro mondo. Gli epiloghi di questo tipo, invece, credo che aiutino a superare meglio questa fase nostalgica :-)
Tu che dici? L'hai trovato adatto, questo finale, o l'avresti preferito diverso? I sequel sono molto rischiosi. Bisognerebbe farli solo se si crede di poter scrivere qualcosa di ancora migliore del libro cui si fa riferimento, o almeno di ugualmente apprezzabile...ma è molto difficile riuscirci, soprattutto se il libro in questione è un "mostro letterario" come Orgoglio e Pregiudizio! Tuttavia, ho trovato delle belle recensioni per La figlia di Jane Eyre e quindi credo che proverò a leggerlo.

Se dovessi consigliare la lettura di un autore contemporaneo, chi indicheresti?
Consiglierei Michel Faber. Il suo romanzo Il petalo cremisi e il bianco, per me, è stata una rivelazione. Al di là della trama, che mi ha inevitabilmente rapita, mi ha soprattutto colpito lo stile di Michel. La sua ottima padronanza della narrazione, le sue tecniche di scrittura così singolari ed efficaci mi hanno lasciata sbalordita. Ovviamente, ho cercato di farmi un po' contagiare da lui ma mi sa che il maestro Michel è proprio innarrivabile... E Georgette, certo che la conosco. E' un altro dei modelli da cui ho cercato di farmi "contagiare", soprattutto per quanto riguarda la leggerezza e la delicatezza nel trattare i sentimenti umani, con quel tocco di humor al posto giusto che me l'ha sempre fatta amare. Sono contenta che il finale ti sia piaciuto, era una delle parti che mi dava più preoccupazioni


Cosa pensi dell'urban fantasy? Ultimamente spopola in libreria, al cinema, in televisione, insomma è il fenomeno del momento. Vorresti scrivere qualcosa in materia, o preferisci rimanere sempre sul filone romance?
Fino ad ora non ho mai dato molto spazio, nelle mie letture, all'urban fantasy ma per una semplice questione di priorità :-) non perchè non mi interessi. Al contrario, sono curiosa di capire come mai questo genere stia riscuotendo così tanto successo e ho già adocchiato alcuni titoli che mi piacerebbe molto leggere. Se il tema mi appassionasse non escludo nemmeno di tentare di scrivere qualcosa di simile, in futuro. Chissà, forse potrebbe piacermi ancora di più del romance. ;-)


Cosa pensi dell'editoria in Italia? Come si sta sviluppando, secondo te, il fenomeno "autori emergenti"?
Gli emergenti sono in crescita, ma di pari passo crescono purtroppo anche quelle sedicenti case editrici che negli emergenti vedono una risorsa di carattere economico. Mi riferisco, ovviamente, alle "case editrici" (ma il nome da usare sarebbe un altro) che non pubblicano senza contributo in denaro da parte dell'autore. E' vero che in Italia si comprano pochi libri, che la legge del mercato è spietata e che è molto dura per le piccole c.e. sopravvivere... Ma questo non dovrebbe giustificare certe "proposte" che alcuni scrittori si sentono fare.


Sara, grazie per il tempo che ci hai dedicato. Ti saluto lasciandoti un piccolo spazio: una dedica ad una persona cara, una citazione preferita... quello che vuoi, è il tuo momento!
L'unico vero consiglio che mi sento di dare a chi desidera pubblicare è questo: cercare una figura di riferimento a cui far leggere i propri lavori prima di inviarli alle case editrici. Molti scrittori tentano la strada della pubblicazione senza mai aver fatto leggere a nessuno il proprio romanzo, e questo può essere molto deleterio. E' fondamentale poter contare su qualcuno di imparziale, in grado di valutare aspetti positivi e negativi dello scritto e di dare suggerimenti per migliorarlo. La persona in questione non dev'essere necessariamente una professionista... basta anche un amico, una persona cara. Meglio se si tratta di un buon lettore, ovviamente. Concludo ricordando che per qualsiasi cosa potete trovarmi qui: www.saraldegheri.blogspot.com
Anche per un parere imparziale sui vostri scritti! Col consiglio che ho appena dato non posso certo tirarmi indietro =P E... Sophie, ti ringrazio per la bella intervista. Sono stata molto contenta di chiacchierare con te :-)


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