"Libero arbitrio" di Caterina Armentano

Titolo: Libero Arbitrio
Autore: Caterina Armentano
Editore: 0111
Categorie: Sentimentale
Pagine: 200
Prezzo: 15,00 €
Pubblicazione: 2010

Un gruppo di donne, le loro storie personali, altrettante scelte di vita, aspirazioni, destini, tante relative facoltà di scelta, libere come è libera l’esistenza quotidiana di tutti noi nella società contemporanea... O forse no...

“Forse no...” viene anche da esclamare di fronte a certi sogni – in fondo aspirazioni al livello più alto – che ci suggestionano e ammaliano al punto di tentare ogni modo possibile per trasformarli in realtà, ma che nella propria natura onirica ci rivelano in verità quanto quei tentativi possano risultare non solo inutili ma pure deleteri, per la vita ordinaria di chi li persegue...

Proprio un sogno apre la vicenda di “Libero Arbitrio”, secondo e ultimo romanzo di Caterina Armentano, sorta di melanconico diario di vita di un gruppo di amiche le cui vicende familiari intessono un panorama piuttosto completo, nella sua “normalità”, dell’universo femminile contemporaneo alle nostre italiche latitudini: storie comuni, fin troppo forse, quasi banali nel loro svolgersi, ma anche per questo tranquillamente identificabili in tante simili che ognuna di noi puoi riscontare intorno a sé, se non su di sé. E il condominio nel quale tutte le amiche protagoniste del romanzo vivono diviene effettivamente una sorta di microcosmo “statistico” di quanto sopra, oltre che uno sfondo scenografico che risulta piuttosto efficace per il dipanarsi delle storie narrate: come un corridoio centrale sul quale si affacciano tante porte ognuna delle quali si apre più volte lungo la narrazione e ci rivela il “dentro” della vita delle protagoniste... - di Miriam e dei suoi sogni di celebrità mediatica nonostante la condanna anagrafica, di Cosima che sopporta un marito crudele e violento perché non sopporterebbe l’ira familiare e sociale per una separazione, di Raffaella che ricerca l’uomo giusto trovando sempre quello sbagliato, di Marianna che tenta di sfuggire da un destino scritto per lei da altri, di Gianna che rifiuta d’essere di nuovo madre - quand’anche forse mai avrebbe voluto esserlo... E di Ester, più che ogni altra, di quel suo sogno prima accennato che diverrà rapidamente ossessione, tormento, tribolazione profonda e dolore... In quel corridoio centrale, a osservare e narrare le vite delle amiche, c’è Rebecca, l’io narrante del romanzo: si potrebbe metaforicamente dire che lei sia “il” corridoio del microcosmo condominiale romanzato in “Libero Arbitrio”, corsia diritta e stabile, direzione di vita che guida la lettura tra le varie storie delle altre protagoniste, percorsa da una forza d’animo e da una capacità di adattamento alle spesso bizzarre evenienze dell’esistenza quotidiana che nessuna delle amiche riesce a mostrare...

In particolare, Rebecca ci affianca nel raccontarci – o meglio, nel raccogliere - le rivelazioni della vicenda di Ester, sua migliore amica e confidente, la quale diviene fin da subito co-protagonista principale del romanzo, vuoi per quel sogno iniziale poc’anzi citato, vuoi per l’intensità e il maggior lirismo con cui la Armentano intesse la sua storia, infine paradigmatica di una condizione estrema di certa parte del mondo femminile odierno, schiacciato tra desiderio atavico di libertà e considerazione sociale finalmente piena, responsabilità “antropologiche”, conformismi tanto biechi quanto inestirpabili e aspirazioni più o meno vitali...

Tra questi elementi si forma l’essenza di quel libero arbitrio che da’ il titolo al romanzo: l’autoaffermazione indispensabile a potersi dire realmente vivi, ma anche la testardaggine miope nel continuare a inseguire uno obiettivo irraggiungibile, se non con conseguenze dirette a dir poco infauste...

Inutile negare che tutto quanto sopra divenga fonte di un sofferente pathos generale diffuso per tutto il romanzo, il quale potrebbe alla lunga risultare quasi opprimente... La Armentano ci affresca una realtà contemporanea della donna sicuramente ben lontana dall’essere tutta rose e fiori, e se è evidente a chiunque che non sia certamente così, le tinte piuttosto scure della storia narrata paiono rivelare una certa negatività di fondo, una convinzione quasi inconscia che qualcosa non stia andando per il verso giusto, oggi in fondo meglio di decenni addietro ma non tanto di più, e che una intensa riflessione su tale realtà sia ancora necessaria, sia anzi richiesta dall’autrice alla propria lettrice nonostante la stessa possa conservare inevitabile in sé il seme di un angoscia presto affiorante e, forse, irritante.

Scrive bene, la Armentano: la lettura di “Libero Arbitrio” è semplice, la scrittura in certi passaggi quasi didascalica e semplicistica, ancorché carica d’una tensione latente che si genera non solo per i temi e le vicende narrate; forse è troppo indugiante in un certo dialogare poco vivace tra i personaggi, che se da un lato potrebbe anche alleggerire l’atmosfera generale, dall’altro crea delle pause ritmiche eccessivamente protratte. Buona idea è invece quella di suddividere la narrazione in tanti piccoli capitoletti, tutti adeguatamente titolati, il che consente alla storia di ben identificare i propri momenti salienti e nel contempo dando alla lettura un tempo più variato e meno assillante.

In conclusione una lettura certamente non di svago, certamente non facile quantunque assai consueta e ordinaria, che non si può non affrontare senza un attimo di pausa per guardarsi intorno, anche alle persone più vicine al nostro vissuto quotidiano.

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