"Portrait" di Joyce Lussu

Titolo: Portrait
Autore: Joyce Lussu
Editore: L'asino d'oro
Collana: Omero
Pagine: 150
Prezzo: 12,00 euro
Pubblicazione: 2012

Con Portrait, l’autobiografia di Joyce Lussu, si inaugura Omero, prima collana di narrativa della casa editrice L’asino d’oro. Omero, che prende in prestito il nome dal “padre di ogni narrare”, si caratterizza per una forte attenzione alla scrittura, allo spessore e all’originalità, attraverso la pubblicazione di titoli sia stranieri, che italiani ed esordienti, con particolare attenzione alle autobiografie e ai saggi.

Portrait è la sardonica e spassionata autobiografia di una donna irriducibile: dalla Firenze degli anni Venti alla Heidelberg di Jaspers, dalla clandestinità alla guerra antifascista, dall’incontro con il grande patriota Emilio Lussu ai viaggi alla ricerca di poeti da tradurre, da Giustizia e Libertà al ’68, dalle lotte femministe a quelle del popolo curdo e più recentemente a quelle ambientaliste.
Nelle pagine di quest’opera scorre la picaresca esistenza della scrittrice, traduttrice e partigiana Joyce Salvadori Paleotti, più nota come Joyce Lussu, dal cognome del marito Emilio, rivoluzionario sardista, leader di Giustizia e libertà e poi ministro negli anni cruciali della costruzione dell’Italia nel dopo guerra.
Joyce era una donna che non voleva essere considerata speciale. Una donna vitale, intelligente, coraggiosa che, raccontando se stessa ha svelato pensieri e passioni, denunciando, con una genuinità e immediatezza spesso disarmanti, verità enormi e problemi di tutti i giorni, sia politici che umani.

Vitalità e affettività sono le parole che emergono naturalmente dalla lettura di quanto Joyce Lussu racconta; dalla fantasia, il coraggio, la forza con cui narra. La sua è stata una continua ricerca di uscire dai binari, di trovare altre strade, altri sensi, e questa ricerca è l’ossigeno che ha alimentato la sua vita, il filo rosso che le ha consentito di affrontare i limiti e le durezze dell’epoca e della vicenda politica in cui è esistita.

La Lussu racconta del periodo vissuto con i genitori: una vita “ricca e stimolante”. Affettiva e presente la figura del padre che, nonostante la mancanza di denaro, ha regalato alla figlia il dono più prezioso che potesse ricevere: l’erudizione. Seguono il primo scontro con il fascismo, l’insurrezione, la fuga e l’impegno politico. Arriva poi l’amore, “immediato e totale”.
Nella deflagrazione interiore innescata dal primo sguardo c'era già tutto: dall'intensa attrazione fisica al sincero rispetto, dal bisogno di affetto alla passione politica”, racconta la Lussu senza pudori. Emilio le insegnerà molte cose, sia dal punto di vista politico che umano. Attraverso di lui conoscerà un mondo nuovo. Inconsapevolmente la Lussu costruirà un rapporto uomo-donna diverso; tenterà di superare la tradizionale immagine della donna regina della casa: “Se fossi rimasta in casa ad aspettarlo, l'avrei annoiato”. Fino all’esperienza della maternità, con tutte le sue angosce e le sue domande senza risposta.

La sua grande personalità e il suo bisogno continuo di reinventarsi le faranno intraprendere il lavoro di traduttrice, il quale la spingerà ad accostarsi alla poesia rivoluzionaria del Terzo mondo.
Alla ricerca di poeti da scoprire, sempre figure ribelli e intense, inizierà a girare il mondo, da sola: da Cuba alla Cina, dall’Albania al Kurdistan, dall’Algeria al Congo, all’Angola. Avrà modo così di tradurre poesie tra le più belle al mondo, in particolare le opere del poeta Nazim Hikmet.

Attività politica, interessi personali, affetti, identità sociale, speranze concrete per il futuro: tutto questo era Joyce Lussu, senza mai perdere la sua vitalità, il suo entusiasmo, il suo pensiero e la sua ricerca personale, mai come ora un vero punto di riferimento per tutti.
Joyce Lussu, “una donna per”, come lei stessa si definì, ossia costruttiva, generosa, capace di vedere il lato positivo e le possibilità della vita.

Alla vita

Prendila sul serio
ma sul serio a tal punto
che a settant'anni pianterai un olivo
non perché resti ai tuoi figli
ma perché non crederai alla morte
e la vita peserà di più sulla bilancia.

Nazim Hikmet

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