Anteprima: "I love you, goodbye" di Cynthia Rogerson

In uscita il 27 Gennaio, per Leggereditore, al prezzo di € 10,00, "I love you, goodbye" di Cynthia Rogerson, un'imperdibile riflessione sull’amore e su tutte le sfumature che animano il sentimento più antico del mondo.

Trama
Ania salva i matrimoni degli altri, o almeno ci prova. Sul suo di matrimonio, ha sempre chiuso un occhio. Dispensa consigli e lo fa con estrema cura, è una donna consapevole lei… Ma in amore, si sa, non c’è regola che tenga.
Maciek è arrivato in Scozia dalla Polonia, e non per trovare un lavoro. Nel suo Paese faceva l’insegnante di filosofia, ma una delusione d’amore l’ha portato a trasferirsi, ed è approdato qui.
Il loro è un incontro inevitabile, anime inquiete in cerca di risposte che vanno a toccare le corde più intime dell’esistenza. E non sono gli unici…
Tutto si svolge in un paesino che se guardato dallo spazio è poco più che un microscopico neo sulla pelle del mondo. Ma i suoi abitanti sembrano racchiudere tutte le sfumature dell’amore: quello tradito, quello provato per la prima volta, quello che trascina le proprie delusioni, quello che ritrova la speranza, quello che per conquistarlo a volte serve una vita intera.
Chi potrebbe non riconoscersi in questo vortice di promesse, tentativi, solitudine, vicinanza e seconde opportunità?

Estratto
Evanton
È una cittadina nelle Highlands scozzesi che dallo spazio neppure
si vede, neanche una macchiolina. Da Fyrish Hill invece sembra un
mucchio di detriti in fondo a un crepaccio: case di pietra grigia che si
snodano verso l’estuario. Se si entra in città al crepuscolo, si trasforma
in una contea. Finestre illuminate da una luce confortevole, e
sbuffi di fumo dai camini. Chi non vorrebbe mettere su casa in un
luogo simile? Ma appena ci si avvicina un po’ di più, appena ci si accosta
a queste finestre, le cose non sono poi così idilliache. Decisamente
no. E non solo ogni sentiero caratteristico ha la necessaria infelicità,
ma anche ogni casa. E ogni persona.
Essendo la felicità pittoresca una cosa effimera, gli abitanti di
Evanton non vi ambiscono. In ogni caso, sono troppo occupati per
notarne l’assenza. Dategli un’occhiata – eccoli, vivere le loro vite tra
tutti gli altri abitanti del mondo. E a Inverness, che si trova a due
estuari di distanza da Evanton, c’è Ania, la consulente matrimoniale,
seduta nel suo ufficio color albicocca all’ultimo piano dell’edificio.
Sembra proprio un sacerdote che attende nel confessionale buio.

Ania
Cos’altro conta, cos’altro è realmente misterioso e degno
d’interesse, a parte l’amore? La morte, certo, ma è anch’essa
anticipata o ritardata dall’amore. E la morte dell’amore è una
tragedia esclusivamente umana. Dev’esserci un fine evolutivo
nel dolore che segue la perdita di un amore. Non so quale sia.
Ma la morte dell’amore mi dà da vivere, perciò non posso
lamentarmene troppo. Mi sono immersa negli intimi spasmi
d’agonia di cinquecento matrimoni ormai – una bella cifra per
una che non ha ancora raggiunto i trent’anni –, ma d’altra
parte ho sentito la vocazione molto precocemente, e ho consacrato
la mia vita alla resurrezione dell’amore. La consulenza
matrimoniale è un’arte. Di più, sono un medico di matrimoni
all’ultimo stadio. Mi colloco al pronto soccorso delle relazioni
e poi, se ho fallito, al reparto per malati terminali. Soprattutto,
sono una filosofa dell’amore.
Si saprà, se si è letterati, che tutte le famiglie felici sono simili,
mentre quelle infelici lo sono ognuna a proprio modo. Non
aggiungo altro. Le persone sono sole, incontrano qualcuno, e
si innamorano. Sono migliori, innamorate, perciò è semplice
amarle. Quando sono innamorate, le persone sono tutte uguali.
In questa fase l’amore è totalmente basato sull’ignoranza e
la mancanza di familiarità. Come ha detto W. Somerset Maugham:
‘L’amore è quello che capita a un uomo e a una donna
che non si conoscono.’
Per i miei clienti, dal momento in cui li incontro, spesso sposati
da un quarto di secolo, è diverso. Non avete idea quanto
sia affascinante osservare tutti i giorni il modo in cui gli umani
si affannano a trovare sempre nuovi modi per ferirsi a vicenda.
Si conoscono ormai. Hanno smesso di tentare; hanno dimenticato
tutte le loro paure circa la solitudine e sognano...
una molteplicità di cose che l’amore non ha, finora, concesso.
L’amore li ha delusi, com’è normale che sia.
Sono nata con questa consapevolezza, il che non mi ha
impedito di sposare Ian. L’ho messa a tacere per lui. Ache pro
distruggere le sue illusioni? Sarebbe come dire a un bambino
di due anni che un giorno certamente morirà.
L’amore muore. Certo! Non dovrebbe sorprendere nessuno,
ma colpisce comunque mariti e mogli alla stregua di una
cannonata. La maggior parte degli individui crede di aver fallito,
come se la rottura non fosse inevitabile. Le persone il cui
amore dura tutta una vita sono rare. Per noialtri, perfino durante
il primo bacio è possibile avvertire il sapore dolceamaro
della fine. E a essere onesti, il tormento non ha la stessa
squisita intensità della prima vampa di desiderio? Ci sono
più poesie e canzoni sul perdere l’amore che sul trovarlo. La
sofferenza è di certo preferibile alla lenta agonia della fase
intermedia. E quando una relazione si chiude, definitivamente,
non c’è più incertezza sul modo in cui andrà a finire. Ci si
tormenta, ma in parte ci si sente sollevati, consapevoli che
non può più andare, tornando poi a immaginare d’imbattersi
in qualcuno che sia migliore.
Se ci fosse un ufficio governativo chiamato dipartimento
dell’Amore umano, una grande stanza rosa piena di donne
dai grembi soffici e di teneri uomini dagli occhi scuri, questi
verrebbero inondati di reclami e proteste ogni giorno. La
gente intenterebbe causa all’Amore per danni inimmaginabili.
Ma non può, così viene da me.
C’è sempre un momento, dopo che suonano alla porta, in
cui chiudo gli occhi e prego: Permettimi di aiutare questi cuori
afflitti, domando a nessuno in particolare – l’atmosfera in
movimento rotatorio oltre le stelle, l’aria nella stanza, e gli atomi
del mio stesso corpo. Mi calma, chiedere aiuto. Poi apro la
porta e li faccio entrare.
Aproposito. È il campanello.
Aiutami.

Rose
Ecco come parlo a mio marito: «Su, vestiti! Siamo in ritardo
per l’appuntamento con la consulente matrimoniale. La camicia
blu è stirata. Non lì, nell’armadio! Uffa. E devi comprarti le
scarpe nuove, guarda qui le suole! Lunedì si va da Clarcks, c’è
una svendita.»
Come se avesse sei anni. Non riesco a ricordare quando è
cominciata quest’arrogante impazienza, questo autoritarismo,
ma l’impulso è potente e ora non riesco a smettere, anche se
credo che mi suiciderei se dovessi rivolgermi così a me stessa.
«Pensavo mi avessi detto che non c’era disponibilità» fa Harry
scontroso, come un bambino di sei anni che vuole rendersi
indipendente dalla madre.
«Gesù, non ascolti mai? Te l’ho detto. C’è stata una disdetta.
Abbiamo appuntamento con Ania alle sei.»
«Ania?»
«Sì, Ania.»
«Mi piace come suona. Straniero, ma ha qualcosa di rassicurante
e positivo. Di classe. Polacco?»
«Come faccio a saperlo? Sta’zitto e vèstiti.» Non sono orribile?
Mi detesto.
«Un appuntamento con Ania. Sì! Che mi metto? La camicia
blu con quei nuovi jeans neri? Non sono troppo banali,
no?»
«Nulla che non sia già la tua biancheria. Gesù, devi essere
l’ultimo uomo di tutto il Regno Unito che indossa ancora quelle
mutande. È sorprendente come fai ancora a comprarle.»
«Quindi non le trovi sexy? Certo, questo paio è sformato e
ingrigito, ma posso metterne un paio nuovo.»
«Giusto, come se facesse differenza. Come se ci fosse qualcosa
che possa fare differenza.»
«Se tu avessi indossato un perizoma carino di tanto in tanto,
questo avrebbe potuto fare differenza» dice mio marito.
Pausa, mentre corrucciata strattono la spazzola sui capelli.
Stasera sono più brutta e vecchia del solito. Ecco l’effetto che mi
fa mio marito. Mi imbruttisce. Una porta si chiude giù all’ingresso,
e all’improvviso mi ricordo di essere anche una madre
terribile, oltre che una terribile moglie. Entra in silenzio.
«Sam! Sam, tesoro, c’è qualcosa per cena nel forno, l’ho lasciato
alla temperatura minima. Ricordati di spegnerlo dopo,
va bene?»
«Dove andate?»
«Usciamo giusto per un drink veloce con gli amici. Non staremo
fuori a lungo, promesso. Ti dispiace? Farai il bravo, vero?
Lascio il telefono acceso.»
«Sì, certo che farò il bravo. State pure fuori tutta la notte se
volete.»
«Sam, non fare così. Torna qui e dammi un bacio. Sam!»
Ma è andato nella sua stanza, e lì in piedi c’è mio marito,
in mutande, con la sua pancia prominente dai peli bianchi,
che dice: «E mi piace proprio questo nome. Ania.»
Così saliamo in macchina e partiamo. Vedo coppie ovunque,
e nessuna di loro ha l’aria di essere diretta a una seduta
di terapia matrimoniale. Sembrano tutti normali. Si tengono
per mano, ridono. Scommetto che hanno delle canzoni che
sono le loro canzoni. Noi non abbiamo mai avuto una
canzone. Non so perché, ma abbiamo tralasciato questo passaggio.
Mi chiedo se i matrimoni rispettino tutti lo stesso copione,
e se non sia troppo tardi ora per procurarsi una canzone.
Con ogni probabilità lo è. È una serata meravigliosa, ma l’incanto
in me è inaridito. Anche questo mi irrita, questa incapacità
di godermi la bellezza della sera.
«Ferma la macchina, l’ho visto. Ma aspetta, sarà questo? Sulla
porta dice quarantasette, dev’essere questo. Ma sembra una
casa.»
«Certo. Di sicuro cercano di non attirare l’attenzione» dice
il mio sensibile Harry, che ha passato la vita a tentare di rifuggire
le attenzioni.
Mi sento strana a uscire dall’auto con Harry; che mi induce
alla pazzia, all’infedeltà e alla bruttezza, ma che è il mio familiare
Harry. Attiro la sua attenzione e una risatina comincia a
salirmi dalla pancia – c’è intimità nel nostro inferno privato.
Comprende molte emozioni sgradevoli, ma non disagio. Tuttavia
è presente un impeto di ostilità: la rabbia consueta, una
megera di cui sbarazzarsi, anche quando non effettivamente
presente. È come se la sua ombra aleggiasse anche quando priva
di consistenza.
«Suona il campanello. Su!» sbraito, visto che ha raggiunto
la porta per primo.
Nessun rumore, ma c’è una luce all’ultimo piano.
«Stai arrossendo» mi fa notare.
«Sono imbarazzata. È la reazione appropriata alla situazione.
Saresti imbarazzato anche tu se fossi normale.»
«Sì, come se un uomo normale avrebbe sposato te.»
«Vaffanculo» rispondo automaticamente. «E ascolta, non
parleremo ad Ania della nostra vita sessuale, d’accordo? Niente
a proposito del sesso. So com’è... questa razza di terapeuti. Si
nutre dei dettagli della vita intima degli sconosciuti. Niente
sesso» sibilo.
«Okay, nessun problema. Niente sesso.»
«Mai.»
«Niente sesso, mai? Quello che speri.»
E poi la porta si apre. Il mio cuore sta scalpitando, neanche
si trattasse di un appuntamento vero e proprio. Rido in modo
inopportuno, come se mi stessi innamorando.
«Buonasera» dice una giovane donna senza rughe. Ultimamente
sono affascinata dalla pelle liscia. I suoi occhi brillano,
come se ci conoscesse e fosse lieta di vederci.
«Voi dovete essere Rose e Harry. Sono Ania, prego.»
Anche Harry sembra innamorato, è diventato tutto rosso ed
è ammutolito.
Poi, nel suo modo inappropriato rivela: «Ha un nome insolito,
Ania.»
Lei si gira e risponde: «Sì, mio padre è polacco.»
Harry la fissa – è molto carina. In un modo languido.
«Ania è un nome polacco. Be’, in realtà è una variante di
Anka, un altro nome polacco» dice molto lentamente, come se
avesse già intuito quanto sia tardo Harry. «Che è il mio vero
nome.»
«Polacca!» fa lui, come se essere polacchi corrispondesse a venire
da Marte.
«Sì, ma ho sempre vissuto a Evanton. E anche mio marito
è di Evanton» dice quasi per difendersi.
«Anche noi viviamo a Evanton! Ci siamo trasferiti da Leith.»
«Perciò siamo vicini» ribatte lei freddamente.
«E in che zona vivete?»
Per un attimo Ania s’irrigidisce; probabilmente esiste una
prassi secondo la quale si usano nomi falsi e non si danno i propri
contatti, nel caso in cui qualche coniuge separato e squilibrato
tenti di vendicarsi.
«Harry, non essere così ficcanaso. Scusa, Ania.»
Lei esita, poi scuote la testa una volta, in modo misurato e
preciso. Una donna riservata e disciplinata. Mi detesterà.
«Non lontano da voi.»
«Formidabile! E non ci siamo mai visti! Davvero incredibile.
»
«Che coincidenza sorprendente!» dico.
Non riusciamo a smettere; siamo in competizione per chi di
noi due è più espansivo. Sento che il disgusto verso me stessa
sta per assalirmi, come nelle feste in cui all’improvviso avverto
la mia risata fragorosa e mi accorgo che sto versando il mio
quarto bicchiere di vino sul pavimento, mentre ballo musica
che detesto, tipo gli Abba.
«Probabilmente ci siamo incontrati molte volte» dice Ania
in modo gentile, per niente simile alla mia replica stizzita. «Per
forza, Evanton è talmente piccola. Ci saremo visti senza farci
caso.»
Lo dice con una certa convinzione pacata e una specie di
inquietante indifferenza professionale; noi rimaniamo in silenzio,
e seguiamo questa bella visione per due rampe di scale.
Superiamo porte di studi chiusi e acquerelli astratti fino a
una mansarda dipinta di albicocca. Tre magnifiche soffici poltrone
una di fronte all’altra. Nessun mobile per più di una persona.
Scelgo per prima dove sedermi, come si trattasse di una
gara. Erano anni che non mi sentivo così nervosa e che non mi
divertivo tanto con mio marito. Da quella volta in cui pensavo
che la sua segretaria avesse una cotta per lui.
«Ora mettetevi comodi» dice Ania. La sua voce è calda,
profonda e tranquilla. Nessun accento, ma c’è qualcosa di non
proprio scozzese. O forse il suo nome mi ha condizionato.
«Santo cielo, è delizioso. Comoda questa poltrona! E il colore
delle pareti è magnifico!» Continuo a essere troppo entusiasta.
Non riesco a evitarlo. Voglio piacere ad Ania. Voglio che
stia dalla mia parte.
«Grazie. Mi piace che le persone qui si sentano a casa. Dunque,
abbiamo un’ora, ci mettiamo al lavoro?»
«Certo» replica mio marito con un tono insolitamente energico.
«Bene. Sono dell’opinione che sia necessario andare dritti al
cuore della faccenda, perciò se vi va di dirmi quale pensate sia
il problema, possiamo iniziare a definirlo. Quale vi sembra la
questione principale? Inizi lei, Harry. Cosa la rende maggiormente
infelice del suo matrimonio?»
«La nostra vita sessuale» risponde Harry.

Autrice
Cynthia Rogerson è una scrittrice statunitense. Attualmente vive in Scozia con il marito e i quattro figli. Il suo primo romanzo, Upstairs in the Tent, è stato pubblicato nel 2001. Nel 2008 ha vinto il "VS Pritchett short story award" e i suoi romanzi brevi sono andati in onda sulla BBC Radio.

Nessun commento

Powered by Blogger.