"Pulviscolo di stelle" di Fernanda Raineri

Innanzi tutto… 
Non è semplice disquisire di poesia. Per certi versi, a volte è quasi più difficile parlarne che farla. In fondo non si può dimenticare che ci si trova al cospetto di quella che, nonostante tutto – e la scarsa considerazione contemporanea in primis – resta l’arte espressiva letteraria più alta, quella capace più di ogni altra del prodigio di rendere delle semplici parole scritte la fonte di complesse e grandi emozioni. Poi è venuta la musica, certo, sono venute le arti visive e la cinematografia, eppure la propria aura un po’ sacrale in tal senso la poesia l’ha sempre mantenuta. Una sacralità che la contraddistingue fin da subito dalla prosa, anche da quella più raffinata e aulica: la metrica può donargli la stessa armoniosità della musica, la rima rende i suoi versi suadenti, a volte ipnotici, oppure, e antiteticamente, anche quando le strutture classiche lasciano spazio al verso libero, la poesia può diventare un potente mezzo di esplorazione delle capacità espressive più originali, singolari e intense: una scrittura creativa in senso assoluto… Insomma, la grandezza della poesia deriva anche, e soprattutto, dal poter essere ciò che la prosa probabilmente non potrà mai essere. Al contrario, sarebbe un po’ come pilotare un aereo senza mai farlo staccare da terra: veloce, sicuramente, confortevole starci a bordo magari più che su un’auto, ma non è quello il suo scopo, non è stato costruito per fare ciò che già altre cose fanno. Eppoi, tutti in grado di essere dei piloti d’aereo, così! Bene, fine dissertazione. Necessaria, capirete a breve perché.


L’autrice versiliese Fernanda Raineri, con il suo “Pulviscolo di stelle” – pubblicato dalle Edizioni La Gru – ci dona 60 componimenti di genere piuttosto uniforme, la maggior parte brevi e in verso libero, che in maniera evidente rispondono al bisogno di fissare su carta certe piccole/grandi emozioni quotidiane, di quelle che più che stravolgere e scombussolare l’animo lo pongono in leggera vibrazione, in oscillazione tranquilla e assorta. Piccole visioni, immagini tratte dal mondo d’intorno e fissate sulle pagine della silloge come tanti appunti piuttosto rapidi e “cutanei”, che rimangono quasi sempre in un ambito di notevole semplicità espressiva e tematica, soprattutto descrittiva e quasi mai analitica – nel senso poetico che tale termine può conseguire. Solo raramente il verso libero lascia posto alla rima, quasi sempre baciata – AABB, per intenderci! – e un solo componimento sfrutta una struttura classica, “L’oro, il lampasso chermisi, l’argento” che è un sonetto nella forma (però non nella metrica).

Ma più in generale, è l’intero lotto dei componimenti di “Pulviscolo di stelle” a uniformarsi alla espressività immediata e molto “quotidiana” esternata dall’autrice… Ovvero, per tornare al senso della dissertazione esposta in principio, nella silloge della Raineri la forma e la sostanza poetica si rarefanno al punto da perdere buona parte delle peculiarità distintive, con una sorta di downgrading che le muta in una prosa estetizzata, solo in certe parti anche estetizzante, la quale diventa buon media per la suddetta semplicità espressiva e tematica e non per altro. La matrice prosastica alla base delle poesie si palesa anche dall’uso piuttosto ordinario della punteggiatura (vedi ad esempio “Una giornata d’Estate”), da certi termini di chiara origine colloquiale e da locuzioni tipiche del sentire comune (come in “Sera d’Inverno”), nonché dalla costante costruzione di immagini essenziali, appunto, che non s’addentrano mai verso territori espressivi certamente più ostici, da un lato, ma più filologicamente poetici e profondi dall’altro (vedi “Il silenzio”).

Eppure alla poesia propriamente detta in alcune parti ci si avvicina: in “Paris”, ad esempio, nella quale ritrovo vaghi echi Sanguinetiani (ed è di gran lunga il brano migliore della raccolta), oppure ne “Il pessimismo delle marionette”, “Il viaggio” o “E’ finito il tempo”. Quasi ovunque, in “Pulviscolo di stelle”, si possono trovare immagini e impressioni suggestive, sicuramente in grado di piacere e di stimolare l’interesse di chi però, sia chiaro, voglia farsi una tale passeggiata letteraria ben al di fuori dei tipici territori poetici, lontano dalla grande scuola classica italiana ed europea, lontano da quel bivio presso il quale, grazie soprattutto agli autori francesi dell’Ottocento, la poesia ha svoltato verso la modernità per giungere fino ai nostri giorni attraverso le avanguardie novecentesche – Futurismo e Gruppo 63 su tutte, del qual consesso di poeti proprio il prima citato Edoardo Sanguineti fu tra i massimi esponenti… Lontano anche da queste, per rimanere lungo la via sulla quale può capitare di vedere passare, velocissimi, aerei che pare rifiutino di volare.

Insomma, una silloge “a-poetica” che si può far leggere da tanti, per quanto appena detto, e perché la poesia è per pochi, ça va sans dire. E comunque, almeno una volta ogni tanto, date un occhio anche agli scaffali sui quali nelle librerie prendono polvere i volumi di poesia, non andateci solo quando dovete rispondere al telefono perché sapete che c’è quiete lì, dacché non ci si trova mai nessuno!

Pulviscolo di Stelle, Fernanda Raineri
La Gru - Padova, 2011
€ 8,50

© Riproduzione riservata

3 commenti:

  1. Grazie e Tanti Auguri di un Buon Anno 2012 :-)))

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  2. mi sono dimenticata il mio sito

    www.freschidistampa.net/FERNANDARAINERI

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  3. Lascio anche l'indirizzo del mio Blog:
    http://fernanda-raineri.blogspot.com/
    ciao

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