"Lettere dal buio – Storie di passaggio tra vita e ombre" di Elvio Bongorino, Germano Dalcielo

Titolo: Lettere dal buio
Autori: Elvio Bongorino, Germano Dalcielo
Editore: Self-publishing - Ilmiolibro.it
Pagine: 168
Pubblicazione: Ottobre 2011

Una serie di 10 racconti tra il thriller e l'horror che hanno come comun denominatore la più atavica tra le emozioni umane: la paura.

In primis, sia lode a tale (spero non solo apparente) ritorno del racconto – inteso come scritto breve e radunato in raccolte – nella letteratura contemporanea: una forma letteraria troppo spesso snobbata dai lettori, e dunque pure dagli autori, dacché considerata di livello inferiore rispetto alla prosa lunga ovvero al romanzo - quasi fosse una questione di misure (!): romanzo lungo, imponente, importante, bello; racconto breve, piccolo, insignificante, brutto... Al solito, invece, che conta è il godimento che vi si può trarre (!!!), dunque il valore effettivo del contenuto: e sotto tale aspetto il racconto è paradossalmente forse più difficile da scrivere rispetto ad un romanzo, per come impone a chi lo scrive di condensare in poche pagine una narrazione inevitabilmente intensa, quindi da regolarsi come un orologio svizzero e assai coerente, pena una gran confusione e l’impossibilità pratica di risollevare le sorti d’uno scritto maldestro, avendo poche pagine a disposizione... Ergo: a volte il buon autore, o quello pessimo, lo si riconosce più facilmente da come scrive un racconto, più che un romanzo. Il che, nel bailamme editoriale ufficiale o self made di oggi, non è nemmeno una così sgradita prerogativa...
Fine arringa.

Lettere dal buio – Storie di passaggio tra vita e ombre è una raccolta di racconti (ma dai?! L’avevate capito, ovviamente...) che nasce dalla collaborazione tra Elvio Bongorino e Germano Dalcielo: questo secondo già incontrato dal nostro blog grazie al romanzo “Il Peccatore”, il primo in realtà uno pseudonimo di un’autrice alla sua prima uscita editoriale. Uno split book (come si diceva un tempo in ambito musicale per le opere condivise) il cui titolo è parecchio programmatico sul contenuto dei racconti inclusi, sette per il (la) Bongorino, nove per Dalcielo: storie certamente non “luminose”, piuttosto tese, a volte drammatiche, le cui vicende narrano appunto di esistenze quotidiane che si ritrovano d’un tratto a deviare il proprio cammino nella luce per scivolare verso la parte in ombra della vita, dove le certezze ordinarie perdono valore e l’orizzonte del futuro si fa’ indistinto, si oscura fino a farsi indeterminabile e sfuggente allo sguardo, trascinando con sé in quella indeterminatezza anche la stessa vita e lasciando campo libero alle tenebre, e a ciò che ne può conseguire.
Su tali premesse tematiche, la lettura dei racconti mette in luce alcune differenti peculiarità che contraddistinguono i due autori – e che possono essere denotate proprio dacché Lettere dal buio – Storie di passaggio tra vita e ombre è uno split, una collaborazione disgiunta, come fossero due raccolte separate unite per formare un solo volume: ai propri brani il (la) Bongorino conferisce un taglio più onirico e anche più enigmatico, forse più psicologico, narrando le storie, piuttosto che attraverso gli eventi che le formano, analizzando i soggetti che ne sono protagonisti, la loro partecipazione alle vicende, la loro emotività. Dalcielo è invece più “classico”, per così dire, e le sue storie virano spesso e volentieri verso il noir con a volte in aggiunta una certa vena sarcastica, più o meno amara, che in effetti stempera il clima altrimenti parecchio oscuro – come ho già notato - delle vicende narrate.

D’altro canto, il (la) Bongorino risulta in certi tratti un poco troppo fumoso/a, e la brillantezza di certe idee alla base dei racconti viene forse stemperata dall’indeterminatezza di alcune trame, e da un paio di finali gradevoli ma temo troppo affrettati. Della sua produzione ho apprezzato soprattutto “Calandrina” – ancorché non così immediato, appunto – “La mano sinistra” e “La Casa ha deciso”. Dalcielo è invece più “romanzesco”, come detto, e alterna certi ottimi spunti, molto interessanti, ad alcune altre trovate gradevoli ma scontate e prevedibili. Dei suoi scritti ho apprezzato di più “Mors tua vita mea” (forse il miglior racconto della raccolta), “Pianerottolo dantesco” e “Binari”, quest’ultimo facente parte della manciata di racconti brevissimi – due, tre pagine al massimo – che occupa l’ultima parte del volume: una sorta di raccolta nella raccolta, interessante nella forma (il racconto super-breve è sotto molti aspetti ancora più “estremo” di quello classico, facente spesso parte della cosiddetta “scrittura creativa”) e un poco meno nella sostanza, fors’anche per l’accostamento editoriale con la precedente e più corposa parte del volume.

In ogni caso Lettere dal buio è un volume gradevole, scritto sempre bene e in modo curato da entrambi i suoi autori (ottima cosa, questa, e mica poi così facile da riscontrare!) e che si legge con piacere. Certo, sempre che non stiate cercando un’opera allegra e/o di puro trastullo: in tal caso, potreste sempre andare in edicola a comprarvi un quotidiano qualunque...

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