Amanda Hocking
Libri
"Switched - Il segreto del regno perduto" di Amanda Hocking
Autore: Amanda Hocking
Editore: Fazi
Collana: Lain
Pagine: 334
Prezzo: 12,00 €
Pubblicazione: Gennaio 2012
“Prima o poi tutti avranno il loro quarto d’ora di celebrità”. Credo che chiunque conosca quest’affermazione profetica attribuita a Andy Warhol che, da bravo genio qual era, aveva perfettamente intuito come l’inarrestabile ascesa al potere dei media si sarebbe basato anche sul poter offrire potenzialmente a tutti la suddetta piccola porzione di notorietà. Ma forse nemmeno Warhol poteva immaginare quanto l’ulteriore passo avanti compiuto in quel senso, ovvero il web e internet, fosse in grado di ingigantire oltre ogni immaginazione gli effetti di quella profezia, sovvertendo inoltre qualsiasi meccanismo ordinario altrimenti in uso...
E’ questo proprio il caso di Switched, romanzo urban fantasy della giovane scrittrice americana Amanda Hocking: rifiutato in origine da numerose case editrici, per questo poi messo sul web e lì scaricato da milioni di utenti, diventando un osannatissimo fenomeno editoriale, con traduzioni ovunque sul pianeta e diritti cinematografici/televisivi già acquisiti... Potenza del web, appunto, che ha donato a mrs. Hocking il suo bel quarto d’ora di celebrità oltre che un conto in banca ben pasciuto, ma che ha anche reso evidente una bella contraddizione: se ci sarà stato un motivo per il quale così tante case editrici non accettarono di pubblicare il romanzo, ci deve essere pure un motivo per il quale abbia trovato così tanti consensi, una volta messo sul web...
Posto ciò, credo che per dare un adeguato quadro d’insieme di cosa sia Switched debba essere necessario disquisirne in due momenti: uno che consideri il romanzo della Hocking da un punto di vista più letterario, e uno da quello più prettamente “commerciale”, per così dire...
Bene. Punto di vista letterario. Trama, molto rapidamente: Wendy, piccola e dolce bimba di sei anni, nel giorno del suo compleanno rischia di essere ammazzata in maniera piuttosto truce dalla madre, convinta che la figlia sia in realtà un mostro che abbia preso il posto della vera Wendy, uccidendola. La madre finisce in manicomio, Wendy cresce tra varie difficoltà causate da tale situazione familiare e maturando un carattere non così facile, finché una decina di anni dopo si ritrova come compagno di scuola un certo Finn, ragazzo bello e misterioso che le svela la sua reale natura: Wendy non è umana ma fa’ parte dell’antico e misterioso popolo dei Troll, ed è una changeling ovvero una bambina trylle, scambiata alla nascita con una umana. Finn è invece un Cercatore, incaricato di trovare per il mondo gli esseri come Wendy e riportarli nel proprio regno d’origine, e in tal caso l’incarico di Finn sarà di particolare importanza, visto che la protagonista è destinata a diventare la futura regina del popolo dei Troll. Ma la sua iniziazione non sarà tutta rose e fiori, anzi: dovrà affrontare notevoli sofferenze, difficoltà, stati d’animo spesso opprimenti causati dalla sua doppia vita, nonché l’odio di chi non vorrebbe che il suo destino regale si compia...
La storia di “Switched”, inutile dirlo, non è certamente così originale, anzi: pesca a piene mani nella produzione UF più celebrata degli ultimi anni, variandone soltanto qualche elemento non preponderante, aggiungendovi delle forzature tranquillamente evitabili, e utilizzando alcuni espedienti che – parere personale – non possono non far storcere il naso: il più evidente è forse la riscrittura dell’iconografia leggendaria dei troll, spacciata per una reinterpretazione in chiave contemporanea e urban fantasy della stessa ma che in verità pare un tentativo piuttosto maldestro di “inventarsi” qualcosa di apparentemente nuovo e/o che non sia già sentito – e, ormai quasi esauriti vampiri, licantropi, demoni, angeli ed altre categorie affini, effettivamente di troll non s’era ancora sentito parlare... Tuttavia, mutare tali esseri mostruosi in creature affascinanti e sexy, equivale a rendere i vampiri delle entità fameliche di acqua minerale naturale: una “licenza” letteraria francamente esagerata.
Dal punto di vista dello stile, la Hocking scrive indubbiamente bene, e riesce certamente a coinvolgere il pubblico “di target” verso il quale il suo romanzo è principalmente diretto. La narrazione è in prima persona, e la protagonista racconta la propria vicenda con un linguaggio da adolescente posta di fronte alle prime grandi difficoltà della vita (senza contare della particolarità della sua, di vita). Di contro, da tale stile così “funzionale” – voluto o meno che sia - non bisogna di sicuro aspettarsi chissà che: in certi passaggi si genera una certa sensazione di incompiutezza e di indeterminatezza, molte pagine potevano essere condensate in molto meno spazio, e alcuni personaggi sembrano costruiti più su stilemi e luoghi comuni classici che per effetto di una effettiva elaborazione fantastica. Non mi sorprenderà, insomma, se qualcuno lo dovesse giudicare piacevole e qualcun altro banale: quando non vi è troppa personalità letteraria, è normale che vi possano essere tali distonie di gusto.
E con ciò avrei forse anche risposto al perché le case editrici inizialmente rifiutarono il manoscritto di “Switched”. Se non che, come anticipavo, vi è un non trascurabile punto di vista “commerciale”, basato sul grande successo di pubblico che il romanzo della Hocking ha avuto dall’auto-pubblicazione sul web in poi...
Con tutta evidenza, nel panorama letterario contemporaneo più mainstream, il valore letterario e il valore commerciale di un’opera si sono scollati, spesso pure prendendo direzioni differenti se non opposte. Il libro ha assunto sempre più una funzione prettamente intrattenitiva, di svago, più che di veicolazione culturale, e lo stesso atto della scrittura ha volente o nolente assunto in sé un tale scopo. Ergo – in soldoni, insomma – mrs.Hocking è stata sicuramente brava (o fortunata, fate voi), ad offrire ad un certo pubblico ciò che quel pubblico cercava, ovvero ciò che più poteva e può dilettarlo. Ha tolto di mezzo ogni sovrastruttura più tipicamente letteraria – niente sperimentazione, niente scrittura “creativa”, nessuna invenzione narrativa d’avanguardia, nessuna accezione analitica – per offrire il meglio (chi ha detto il peggio? Ehi!) della produzione urban fantasy degli ultimi tempi. Come se avesse offerto a dei gran tifosi di calcio una partita con alcuni tra i più bravi calciatori del momento, ecco!
Vi sono tutti gli elementi necessari a ciò: personaggi, vicenda “giusta”, atmosfera, tensione, amore, possibilità di identificazione lettore/protagonista a gogò, finale aperto come si confà a qualsiasi saga. Dunque, per tali motivi, “Switched” è esattamente ciò che i lettori appassionati di urban fantasy si aspettano di leggere, ovvero ciò che non si stancherebbero – o non si sono ancora stancati - di leggere giorno e notte, se potessero. Sotto questo aspetto è più facilmente comprensibile il perché del successo del romanzo, quale ideale compendio del genere UF contemporaneo e dunque altrettanto ideale e golosa opportunità “commerciale” per le case editrici che lo stanno proponendo per il pianeta.
In definitiva, “Switched” è un ottimo “prodotto”. Sì, “prodotto”: assolve bene alla sua funzione, e molto facilmente potrà piacere – anzi, affascinerà i fan sfegatati dello urban fantasy e magari pure altri che ricerchino una lettura da fermata del bus, più che da sala di lettura di biblioteca. Un ottimo mezzo per conseguire il citato e warholiano quarto d’ora di celebrità, ovvero quella notorietà che si interessa ben poco di valore letterario, per mirare solo e semplicemente al più puro diletto. Cosa peraltro assolutamente lecita, per tutto quanto scritto fino a qui.
Le ragioni di un successo non si spiegano, sono imperscrutabili. Ottima analisi a ogni modo! :-) Non so se Switched sia "l'ideale compendio del genere UF" ma di sicuro la sua fortuna è dipesa pure dal prezzo di vendita iniziale, sotto i tre euro.
RispondiEliminaLuca
p.s. A proposito, occhio ai dati bibliografici, il volume costa 12€ cartaceo e 6€ in ebook.
Non ho letto il libro ma la tua recensione mi ha fatto passare qualunque curiosità. Non so perché ma mi viene da pensare a "Tre metri sopra il cielo" che ebbe (senza effettivamente motivo alcuno) successo tramite il passaparola e le fotocopie...
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