Flavia Cantini
Interviste
Intervista: Flavia Cantini
Parlaci di te. Quali sono i tuoi pregi?
Eccomi. Allora, sono una ragazza di 25 anni, ricca di fantasia, creatività, con la “testa tra le nuvole”, sogno ad occhi aperti. Credo che i miei pregi siano innanzitutto questi, la fantasia, la creatività, l'amore viscerale per il mondo artistico, un “fuoco” che mi brucia dentro. Ancora, la determinazione e la caparbietà con cui cerco di portare avanti le mie passioni e di “aprirmi un varco” nel mondo della scrittura e dell'audiovisivo. Non per niente, il mio motto è “Take your passion, make it happen”, insomma, io ci credo. Sempre e comunque.
Hai studiato, tra le altre cose, anche regia.
Speri di diventare regista un giorno?
La regia, la sceneggiatura, il “dietro le quinte” dell'audiovisivo sono mie grandi passioni e aspirazioni fin dall'infanzia. La gavetta è lunga e tortuosa e, certo, il più grande desiderio è quello di dirigere, un giorno, un mio lungometraggio tratto dalle moltissime idee che ho in cantiere.
E passiamo ad altro. Cosa significa per te scrivere?
Scrivere è qualcosa che mi viene da dentro, una sorta di urgenza, di chiamata da parte di una storia e dei personaggi a fare sì che, attraverso il mio intervento creativo, possano vedere la luce. È generare, è “dare vita”, è una grande soddisfazione, è qualcosa che mi completa e dà un senso alle mie giornate. Per me scrivere è come respirare: indispensabile.
Quando hai mosso i tuoi primi passi nella scrittura?
Fin da piccola ho amato la lettura e la scrittura e, che io ricordi, le prime “favolette” le scrivevo all'età di sei anni. Crescendo, è arrivato il momento delle prime bozze di sceneggiature, avrò avuto sui dieci - dodici anni. Verso i quattordici anni mi sono cimentata con la poesia (partecipando anche a concorsi) per poi scoprire, a sedici anni, che la mia strada era la narrativa e ho iniziato a misurarmi con i racconti brevi. Il mio primo romanzo (rimasto incompiuto) l'ho scritto a diciotto anni.
Hai vinto diversi premi letterari. Sei soddisfatta?
Indubbiamente regala soddisfazione vincere un premio letterario.
Nel 2010 mi preme l'idea di unire argomenti diversi tra loro ma a me cari, quali la figura delle Masche piemontesi (persone con poteri sovrannaturali), il concetto di Solitudine, emarginazione, incomprensione, la vita scialba in un paesino di campagna, tratti spiacevoli del mio passato, la figura di una prozia “misteriosa”, in una storia di fantasia che li racchiudesse.
Da quest'idea e dalla sua collocazione entro una cornice fantasy (uno dei miei generi letterari e cinematografici preferiti) nasce, scritto di getto nell'estate 2010 come un flusso di coscienza, il romanzo “Notti senza luna”, primo volume della trilogia fantasy ambientata ai giorni nostri.
Quanto c'è di te nella trama?
Molto. Nella trama e nella protagonista Selene ci sono molti aspetti di me, del mio carattere e del mio passato non sempre facile, piuttosto solitario e trascorso tra incomprensioni. La scrittura è stata per me terapeutica, mi ha permesso di rielaborare il passato e le sue difficoltà, di “proiettarlo al di fuori”.
A chi ti sei ispirata per scrivere di Larck, il capo dei demoni del tuo romanzo?
Sinceramente a nessuno in particolare. È un personaggio nato dalla mia fantasia, uno di quei personaggi che, fantasticando, mi sarebbe piaciuto incontrare nella realtà.
Certo. “Notti senza luna” si evolve come trilogia e il secondo volume è già terminato e in fase di correzione. Il terzo volume, invece, è ancora a livello di bozza perché ora mi concentrerò poi sulla promozione del secondo volume, non appena uscirà.
Cosa ti aspetti dal futuro?
Poter dar vita alla mole di storie e personaggi che mi “frullano in testa” continuamente. Poter pubblicare gli altri due romanzi (volumi unici) già terminati ma ancora inediti. Avere un piccolo pubblico interessato alle mie produzioni, sia letterarie che audiovisive. Per dirlo con un'unica frase: continuare con la scrittura e inserirmi nell'ambito audiovisivo.
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