Intervista: Monica Serra

Oggi vi presentiamo la scrittrice Monica Serra. Benvenuta nel nostro salotto letterario. Come di consueto, ti invito a presentarti ai nostri lettori. Raccontaci qualcosa su di te e sui tuoi interessi.
Mi fa molto piacere essere vostra ospite. Per presentarmi dirò semplicemente che sono una che ama leggere, scrivere e fantasticare, da sempre. Nella vita di tutti i giorni sono impiegata, mamma di due ragazzi e di un gatto che si crede un essere umano (pertanto lo considero come un terzo figlio …), impegnata in una dura battaglia personale che porta il terribile nome di cancro, appassionata lettrice di ogni cosa capiti sotto i miei occhi, col sogno (nonostante l’età) di poter un giorno vivere della mia passione, la scrittura.

Quando hai cominciato a scrivere?
A dire il vero, scrivo storie da quando ho iniziato a prendere una penna in mano. Raccontare di mondi fantastici è una cosa che ho sempre amato fare.

Cosa ha fatto accendere in te la scintilla? Necessità di esternare i tuoi pensieri e le tue emozioni o semplice passione?
La scintilla vera e propria, ovvero la decisione di aprire al mondo le porte delle mie realtà alternative, è scattata in un momento per me particolarmente difficile. Venivo da un periodo bruttissimo e rielaborare il dolore della perdita di mia madre attraverso la scrittura è stata una “terapia” incredibile. Da allora, non ho più smesso: la necessità si è trasformata in passione, e scrivere è diventato qualcosa di cui non posso fare a meno, come respirare.

Cuore di drago è il tuo romanzo d'esordio, non è vero? Di cosa si tratta?
“Cuore di drago” per il momento è anche il mio unico romanzo pubblicato. La storia narra di una spada forgiata dal cuore dell’ultimo dei draghi, oggetto di una “quest” (secondo la tradizione del fantasy cosiddetto “classico”) e metafora della ricerca che io stessa ho affrontato per rielaborare il mio lutto. Le trame che si intrecciano durante il romanzo culminano con il raggiungimento di quell’equilibrio che ristabilisce l’armonia e che tanto avevo cercato durante la stesura del testo.

Come sono i tuoi personaggi? Puoi descriverceli?
Dai riscontri ricevuti in questi tre anni (il libro è stato pubblicato nel 2009), ho capito che i personaggi sono la vera forza del mio romanzo. Ho lasciato che si muovessero liberamente attraverso la storia, con i loro difetti e le loro virtù, osservandoli e lasciandoli “vivere” le loro vite. Qualcuno di loro (come Brand, per esempio) mi è anche sfuggito di mano: nato come comprimario, pian piano si è conquistato la scena diventando essenziale. L’unico rimpianto è di aver dato poco spazio ai “cattivi” ma spero di rimediare presto.

Hai dei legami particolari con loro?
Credo che uno scrittore abbia sempre un legame particolare con ciascuno dei suoi personaggi. Io ho messo un po’ di me in ognuno di loro.

So che hai pubblicato firmandoti con lo pseudonimo "Molly Greenhouse". Come mai questa scelta?
Lo pseudonimo è nato come scherzo. In Italia, purtroppo, abbiamo una tendenza a preferire gli autori stranieri, soprattutto per quanto riguarda alcuni generi come il fantasy. Quando ho inviato il testo alle case editrici (mai pensando che potesse essere scelto, per la verità: mi dicevo “sono troppo vecchia per pubblicare il mio primo libro… che se ne fanno di un’autrice quarantenne, quando hanno a disposizione Paolini e co?”) ho semplicemente usato un diminutivo con cui mi chiamano gli amici, Molly, e tradotto in inglese il mio cognome. Quando Runde Taarn ha selezionato il romanzo, mi ha chiesto di mantenere il nom de plume e quindi sono diventata “Molly Greenhouse”.

Quali passi hai compiuto per orientarti nell'intricato mondo dell'editoria italiana e giungere alla pubblicazione?
Un’attenta ricerca degli editori interessati a pubblicare il genere che scrivo (inutile mandare fantasy a una casa editrice che pubblica saggi, per esempio), la consultazione dei numerosi forum in cui si parla di autori esordienti (nei quali ho trovato utilissimi consigli), lo scambio di informazioni con numerosi “colleghi”. È stato importante saperne il più possibile prima di iniziare la mia avventura. Purtroppo la parola “intricato” non rende neanche minimamente l’idea di quello che è il mondo editoriale italiano.

Di recente capita sempre più spesso di leggere lamentele degli scrittori rivolte ai propri editori che spesso non li seguono come dovrebbero sia per quanto riguarda la promozione delle opere sia per quello che concerne l'editing e la distribuzione. La tua esperienza com'è stata? Come ti sei trovata con la Runde Taarn Edizioni?
La casa editrice con cui ho pubblicato purtroppo si sta ritirando dal mercato a causa della crisi economica che il settore sta attraversando, però posso dire che sono soddisfatta del rapporto che è intercorso tra noi. Runde Taarn aveva una distribuzione collegata a librerie indipendenti e non mi ha fatto mancare la promozione (ho fatto presentazioni in diverse città, Pisa, Alessandria, Milano, Varese, Roma). Per quanto riguarda l’editing, forse col senno di poi direi che si poteva fare qualcosa in più, ma tutto sommato non ho particolari lamentele. Un’ottima scelta dell’editore è stata la copertina: l’abito non fa il monaco, ma un bel vestito fa sempre la sua figura.

"Cuore di drago" è un romanzo autoconclusivo o prevede un seguito?
Il romanzo è volutamente autoconclusivo, anche se il finale non elimina la possibilità di un seguito. In realtà, rientrata in possesso dei diritti a suo tempo ceduti alla casa editrice, anziché scrivere un sequel sto rimettendo mano alla trama per tirare fuori tutto quello che per inesperienza avevo lasciato da parte. Spero che i lettori abbiano presto la possibilità di leggere il nuovo Cuore di drago: è un altro libro.

Parlando di libri da un'altra prospettiva: come scegli le tue letture?
Di solito vado per sensazione. Quando entro in una libreria, mi piace girare tra gli scaffali, toccare i libri, annusarli, sfogliarli, leggere qua e là, indipendentemente dal genere. E poi scelgo d’istinto: una frase, un tipo di carta, una citazione, una copertina evocativa…

C'è un romanzo o un'autrice che ti hanno lasciato il segno e che magari hanno anche alimentato la tua passione per la scrittura?
Gli autori che hanno lasciato il segno sono moltissimi. Ho adorato Jane Austen, tutta la letteratura del romanticismo, Sartre e l’esistenzialismo, William Shakespeare, Oscar Wilde, Jules Verne ... Potrei continuare l’elenco, ma mi fermo qui. Per quanto riguarda il genere fantasy, lo scrittore che ha cambiato la mia “vita letteraria” è stato George R R Martin. Ma l’autrice a cui mi ispiro e alla quale un giorno sogno di essere accostata è Robin Hobb.

Un libro che consiglieresti e perché?
Anche qui la lista sarebbe lunghissima. In realtà, il consiglio è influenzato dallo stato d’animo del momento: oggi, per esempio, potrei suggerirvi di riscoprire la voglia di avventura che avete dentro leggendo (o ri-leggendo) L’isola del tesoro di Stevenson.

Un personaggio che ti è rimasto nel cuore?
Gandalf. Grigio e poi bianco, umano e soprannaturale, guida e viandante, debole e fortissimo. Indimenticabile.

Ti ringrazio per essere stata con noi.
Grazie a voi.

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