"L'età dei miracoli" di Karen Thompson Walker

Non ce ne siamo accorti subito. Non potevamo prevederlo. Non ci siamo resi conto, all’inizio, del tempo in più che debordava dalla superficie levigata dei giorni…

Comincia così il resoconto di Julia, ragazzina riservata e introversa che vive in una cittadina della California, a pochi passi dal mare, in una via senza uscita con le case tutte uguali e gli eucalipti nei giardini. È il 6 ottobre, dovrebbe essere un normale sabato mattina senza scuola, con la mente proiettata verso la partita di calcio prevista nel pomeriggio. Ma tramite ogni mezzo di comunicazione disponibile la notizia entra nelle case di tutti: il pianeta ha cominciato a girare più lentamente, il giorno si è allungato di 56 minuti durante la notte. I primi a risentirne sono gli uccelli, ma presto intere specie animali e vegetali cominciano ad estinguersi, il panico dilaga e compaiono nuove malattie, il mal di gravità e una strana sindrome. E mentre i giorni si fanno via via più lunghi, mentre gli esseri umani si dividono tra chi segue l’orologio e chi l’ora reale, Julia osserva e racconta e fa i conti con i cambiamenti, quelli tragicamente visibili del pianeta e quelli più nascosti, ma pronti a travolgerla, della sua vita. Ha undici anni, un’amica che dall’inizio del rallentamento non vuole più saperne di lei, una cotta per Seth, un ragazzino coi capelli arruffati e lo skateboard ai piedi, una madre ipocondriaca e un padre che non conosce fino in fondo.

L’età dei miracoli è uno di quei romanzi che alla fine, una volta letta l’ultima riga e chiuso il libro, fanno rimanere immobili per alcuni minuti, seduti a pensare.
Partiamo dall’inizio, da quello che sembra il punto focale della storia: c’è un rallentamento nella rotazione terrestre. Benissimo, ti dici, un bel libro di fantascienza. E sbagli. Perché quello che sembra rilevante, in questo libro, non lo è; non sono il rallentamento, le anomalie climatiche, gli uccelli che non sanno più volare, le balene che spiaggiano, il campo magnetico che s’indebolisce, le radiazioni solari che diventano letali.

Tutto questo è un contorno, un pretesto per mostrare come cambia la vita di Julia in conseguenza di. E la Walker lo racconta in un modo così coinvolgente che non pensi nemmeno per un attimo, andando avanti nella lettura, che si tratta di una storia inventata. Ogni cosa è naturale, scorrevole, le emozioni autentiche ti trascinano lì, in quella via e alla fermata dell’autobus e a scuola e al campo di calcio e sulla spiaggia. Ti afferrano e ti trattengono, ti conficcano nel cuore il desiderio di saperne di più, di capire se sarà possibile trovare una soluzione a tutti i problemi, ambientali e non.

Quando ho letto l’ultima riga e chiuso il libro, quelle emozioni e quei desideri li avevo tutti, dentro. Compreso un vago senso di malinconia che ci ha messo un po’ a passare, perché la storia che viene raccontata non è delle più facili: per Julia tutto si stravolge, vede andare in pezzi l’amicizia con Hanna, l’unica in grado di capirla e difenderla, i rapporti tra i genitori si deteriorano, tutto quello che le dava sicurezza scompare.

Poi sono rimasta seduta a pensare, e ho trovato quello che secondo me è davvero importante e che viene ripetuto spesso, sebbene in modo quasi impercettibile: il mondo sta andando in frantumi, ma io ho dei sogni. Sogni per il mio futuro. È inevitabile, anche se gli esperti ci danno solo pochi anni di vita, io non mi lascio vincere.

L’età dei miracoli, Karen Thompson Walker
Mondadori, 2012
pp. 272 - € 18,50 

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