“Studio illegale” di Federico Baccomo “Duchesne”

Titolo: Studio illegale
Autore: Federico Baccomo “Duchesne”
Editore: Marsilio
Pagine: 320
Prezzo: 12 euro
Anno di pubblicazione: 2009

Nell’aprile 2007 un anonimo insider che si firma Duchesne apre Studioillegale.splinder.com, un blog che racconta con graffiante ironia i vizi (molti) e le virtù (poche) del mondo degli avvocati d’affari milanesi. In poche settimane è boom: con migliaia di visitatori giornalieri e centinaia di commenti a ogni post, Studio illegale diventa uno dei blog più letti e amati della Rete. Nel 2009 Duchesne, che pochi mesi dopo getterà la maschera rivelandosi come l’ormai ex avvocato Federico Baccomo, pubblica con Marsilio il romanzo Studio illegale, ispirato al blog, e il successo si ripete. Con 7 edizioni, 35.000 copie vendute e un film con Fabio Volo in preparazione, il libro diventa un caso editoriale, imponendosi come uno dei migliori esordi italiani dell’anno.

Mi chiamo Andrea Campi.
Ho trent’anni.
Sono un professionista serio.
Ultimamente non sto molto bene.


Studio illegale” racconta la vita convulsa della inesplicabile figura dell’avvocato d’affari che trascorre le sue giornate a immaginare clausole capestro e a dirimere complicatissime questioni legal-finanziarie. Il protagonista della storia vede scorrere la propria esistenza seduto per più di 14 ore al giorno a una scrivania, consumando pasti fast-food e bevendo caffè dai distributori automatici, mentre tutt’intorno a lui si svela un vorticoso universo di caratteri e situazioni ai limiti del disumano che Baccomo, da vero conoscitore di quel mondo, riesce a cogliere e raccontare con amara ironia, smascherando le nevrosi e le miserie di esistenze piene di nulla votate alla carriera.

Dissacrante e ironico, Studio illegale è una esilarante tragicommedia intrisa di lavoro, di frustrazioni e di cravatte che si legge d’un fiato. Baccomo si dimostra abile nel trasformare le piccole tragedie umane in sit-com, caricatura, commedia dell’arte. La storia e i suoi protagonisti fanno pensare ai libri di Bret Easton-Ellis.

Il romanzo è veramente ben scritto. Lo stile è fluido, il ritmo sferzante. La prima persona conferisce grande immediatezza alla narrazione. L’ironia brillante del protagonista si rivela una carta vincente: Andrea Campi, con un umorismo sottile e insieme amaro, traccia impietoso il ritratto di una Milano popolata da uomini e donne senza scrupoli, chiusi dentro un'apparenza fatta di regole ferree - amici e luoghi da frequentare, vestiti da indossare e così via - spiacevolmente simpatici, e rende partecipe il lettore dei suoi tormenti interiori e della sua profonda solitudine.
Indimenticabili il concerto dei Ricchi & Poveri, le tirate motivazionali di Sobreroni a 'Endriu' e, in particolare, i numerosi siparietti intercalati nella narrazione che riportano, come in Tribunale, brevi dialoghi ascoltati fortuitamente davanti alle macchinette del caffè durante le pause.

- Alla fine con tuo marito come siete rimasti?
- Lui si prende la casa in montagna e io l’appartamento qui a Milano.
- Beh, dai, ti è andata bene.
- Ci mancava che facesse anche storie.
- In effetti, va detto che è stato un po’ stronzo.
- Un po’ molto. Passi essere tradita, ma con una commessa della Coop.
- Con quelle divise di plastica coi pallini.
- No, quelle sono le divise del Pam.
- Quelle della Coop come sono?
- No, devo dire belline.


Federico Baccomo trascina il lettore in un plot incalzante ed insieme meravigliosamente umano, costringendolo a molte riflessioni e ad altrettante risate, in una alternanza di divertimento e profondità che non possono fare a meno di conquistare chi legge.
Nota di merito per i tipi di Marsilio, che non smettono di investire su giovani talenti in un catalogo che si sta affermando come un giusto compromesso fra titoli vendutissimi e scommesse spesso riuscite.

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