Juan Jacinto Muñoz Rengel
Libri
"L'assassino ipocondriaco" di Juan Jacinto Muñoz Rengel
Titolo: L'assassino ipocondriaco
Titolo originale: El asesino hipocondrìaco
Autore: Juan Jacinto Muñoz Rengel
Traduttore: Pierpaolo Marchetti
Editore: Castelvecchi
Collana: Narrativa
Genere: Psicologico
Pagine: 189
Prezzo: 16,00 euro
Anno di pubblicazione: 2012
Titolo originale: El asesino hipocondrìaco
Autore: Juan Jacinto Muñoz Rengel
Traduttore: Pierpaolo Marchetti
Editore: Castelvecchi
Collana: Narrativa
Genere: Psicologico
Pagine: 189
Prezzo: 16,00 euro
Anno di pubblicazione: 2012
Docente di scrittura creativa, fondatore della rivista letteraria Estigma, e collaboratore di famosi periodici spagnoli come Anthropos, Clarin, Barcarola ed El Pais, Juan Jacinto Muñoz Rengel è al suo esordio letterario con un libro che spazia dal poliziesco surreale, alla biografia, passando per descrizioni e digressioni dal carattere apertamente filosofico. Si tratta de L’assassino ipocondriaco, edito da Castelvecchi Editore, e in libreria dallo scorso luglio.
«Non mi resta che un giorno di vita, dopo averne sottratti quindicimila alla morte, me ne resta un altro ancora. Ho l’assoluta certezza che passerà nella migliore delle ipotesi un giorno, poi morirò. A essere ottimisti, domani. Contravverrei a tutte le leggi della natura se il mio corpo fiaccato dalle malattie, trafitto da tutte le affezioni, restasse in vita un giorno in più. Ma non posso andarmene senza avere prima eliminato Eduardo Blaisten. Mi hanno pagato in anticipo, e io sono un uomo di morale kantiana.»
Il signor Y., assassino di professione, deve portare a termine il suo ultimo incarico, ma per riuscirci deve superare un grande ostacolo: gli resta un solo giorno di vita. In realtà, sono anni che il signor Y. è convinto di essere in punto di morte, assediato da un numero talmente impressionante di malattie da far pensare a un miracolo clinico.
Adesso, su incarico di un misterioso personaggio che preferisce mantenere l’anonimato, deve uccidere il fantomatico e inafferrabile signor Blaisten. Tutti i suoi tentativi vengono però ostacolati dalla sua incomprensibile sfortuna, oltre che, naturalmente, da ognuna delle sue innumerevoli patologie. Appassionato di filosofia e di letteratura, le azioni del signor Y. sono influenzate dal raffronto tra la sua persona e le vite dei “grandi malati”, immaginari o reali, della storia e del pensiero.
L’ossessione di Kant, le vertigini di Swift, l’alcolismo e le malattie ereditarie di Egar Allan Poe e la cagionevolissima salute di Proust; manie e sintomi che il nostro assassino non trascura di provare a sua volta in tutta la loro presunta realtà.
Juan Jacinto Muñoz Rengel ha fatto centro dando vita a un ipocondriaco compulsivo che può inserirsi nella tradizione dei “grandi malati perseguitati dalla malasorte” che connotano la letteratura universale - Proust, Swift, Kant, Voltaire, Tolstoij, Moliére e Descartes. Come loro, il signor M.Y. soffre di cavillosi dolori e mali incurabili, portati all'esasperazione grottesca, tanto da far pensare che la sua sopravvivenza sia un miracolo clinico. M.Y. è allergico al latex e all'epitelio dei cani, soffre di dermatite atopica e ha incistato sul collo un gemello non nato che lo vampirizza come un parassita. Soffre di sindrome di Ménière, di sindrome dell'Accento Straniero, di sindrome di Proteo, di sindrome dello Spasmo Professionale e di sindrome di Moebius, oltre che di un disordine neurologico dell' elaborazione sensoriale di sapori e odori. Per non parlare della terribile maledizione di Ondine, che lo condanna a soffrire attacchi di microsonni, dei tumori carcinoidi che gli corrodono l'intestino e dell'assenza di flusso mestruale - sintomo inconfutabile di amenorrea e gravidanze psicologiche.
Basta questo a rendere simpatico il sicario ipocondriaco che deambula per le strade di Madrid, imbottito di psicofarmaci, sempre sul punto di far fuori l' inconsapevole signor Eduardo Blaisten e sempre fermato, in extremis, dagli effetti devastanti delle sue affezioni.
Il suo uomo, Blaisten, è uno psicologo argentino, viaggia sempre con «una piatta e rigida valigetta foderata in pelle», prende il caffè due volte al giorno, parla inglese ed ebraico, legge «The Guardian» e ha un'amante, Melaina. Il signor Y. sa dove trovarlo: allo Starbucks della calle Virgen de Los Peligros angolo con Alcalá, martedì e venerdì alle 10.23 esatte. Per ucciderlo, lo segue alla posta, in metropolitana, ma accade sempre qualcosa, un malessere o un'interferenza, che lo conduce al fallimento, mentre cerca di crearsi un alibi, di inscenare una falsa disgrazia, un incidente. E a nulla serve travestirsi, con barbe e baffi finti, o nascondere cimici nell' appartamento per controllare gli spostamenti della vittima.
In equilibrio fra follia, malattia e realtà il signor Y. cercherà di portare a termine il suo compito in un romanzo noir che racconta, attraverso la scrittura lineare e descrittiva di Rengel, in maniera viscerale l’essere malati, ma soprattutto il “voler” essere malati. Quel desiderio di sentirsi vivi, proprio perché qualcosa di terribile sta insidiando la nostra esistenza. Una sensazione di smarrimento che può indurre le persone a inventarsi certi disturbi pur di trovare uno spazio personale nella realtà.
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