"L’ultima riga delle favole" di Massimo Gramellini

Tomàs è allergico all’amore, al solo pensiero gli viene da starnutire, lacrimare, sudare.
Ma quando Arianna – una ragazza con gli zigomi alti e i capelli corvini conosciuta ad una conferenza intitolata “Il peggiore dei mondi possibili” – disdice l’appuntamento che si erano dati, Tomàs decide di andare al mare a passeggiare, perché solo lo iodio riusciva a placare le bizze del suo sistema linfatico. Lì viene aggredito da uno sconosciuto, finisce in acqua e comincia ad annaspare e gridare fino a perdere le forze, fino a lasciarsi andare a fondo. Ma ecco, negli abissi del mare qualcosa lo raggiunge, una pulsazione, una luce, fatta di musica
Comincia per Tomàs un viaggio alle Terme dell’Anima, una struttura a forma di stella a cinque punte dove il protagonista incontra diversi personaggi: ci sono Polvere, un surfista burbero che porta sempre gli occhiali da sole, e Morena, una diva della televisione egocentrica e dalla parlantina sciolta. C’è Stella Maris, responsabile dell’accoglienza, e numerosi maestri che, sala dopo sala, prova dopo prova, cercheranno di portare Tomàs e gli altri “ospiti” alla scoperta e ri-scoperta dei propri talenti e del significato dell’amore.

Uscito nelle librerie il 29 aprile 2010, di L’ultima riga delle favole viene detto che si propone di rispondere alle domande che ci ossessionano fin dall’infanzia. Quale sia il senso del dolore. Se esista, e chi sia davvero, l’anima gemella. E in che modo la nostra vita di ogni giorno sia trasformabile dai sogni. Ho letto la vicenda di Tomàs e del suo viaggio due volte: la prima un po’ di fretta, come faccio di solito incuriosita da una storia nuova, la seconda con più calma, ma per quel che mi riguarda questi propositi non sono stati realizzati; una volta chiuso il libro, nella mia testa c’è stato posto esclusivamente per le domande. Non è un aspetto necessariamente negativo, ma andiamo con ordine. Tra le cose che ho trovato interessanti c’è il fatto che per arrivare alle Terme – un luogo che potrebbe essere ovunque, in fondo al mare, in un’altra dimensione, ma che in realtà si trova all’interno di noi stessi – sia necessario un desiderio d’amore; anche quando tutto sembra andare a rotoli, quando vorremmo solo scomparire nelle profondità di una vita che riteniamo priva di significato, ecco che arriva un pensiero (ed è stato sempre dentro di noi, anche se non lo vedevamo) a salvarci. Poi c’è Tomàs, un uomo impaurito, rassegnato, deluso dalla vita e dall’amore, insoddisfatto dall’ultima riga delle favole, perché avrebbe voluto sapere cosa succedeva davvero, dopo. Tomàs è un uomo in cui tutti e tutte possiamo identificarci. E anche se leggendo troviamo luoghi comuni e frasi ad effetto che abbiamo già sentito milioni di volte – lo stesso Gramellini si prende un po’ in giro, fa dire al protagonista che il Direttore ha un talento straordinario per le frasi che avvolgono i cioccolatini – la forza di questo libro sta nel mostrarci che gli strumenti per essere felici sono sempre dentro di noi. Volenti o no, abbiamo bisogno che qualcuno sia lì a ricordarcelo continuamente.
Non lo nego, è una lettura impegnativa, che a volte sfinisce e, come dicevo all’inizio, lascia dentro molte domande e un senso d’insoddisfazione, ma trovo che sia normale.
Alle Terme, l’anima deve faticare.

Sara Ghinoi

L’ultima riga delle favole, Massimo Gramellini
Longanesi, 2010
pp. 270 - euro 16,60 


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